Nel 2020, un docente di un istituto di Pescara aveva lanciato un allarme infondato circa un presunto focolaio di Covid-19 all’interno della scuola, sostenendo che fosse stato nascosto al pubblico. La notizia fu presto smentita, e il docente ricevette una sanzione di censura, che impugnò.
Dopo quattro anni, il tribunale del lavoro di Pescara ha rigettato il suo ricorso, confermando la legittimità dell’operato della scuola e condannandolo a pagare le spese legali. La dirigente scolastica della scuola ha espresso amarezza per il tentativo di infangare l’immagine di un istituto che lavora per il benessere e la formazione dei ragazzi.
Come riporta IlPescara.it, il caso ebbe inizio il 23 ottobre 2020, quando il docente, anche consigliere comunale, denunciò un focolaio di Covid durante una seduta della commissione Edilizia scolastica, insinuando una gestione inadeguata dell’emergenza da parte della dirigente. La scuola apprese della dichiarazione dalla stampa, che cercò conferme. Tuttavia, non vi era alcun cluster in corso e le prove raccolte portarono alla sanzione disciplinare del docente.
Il professore contestò la legittimità delle prove, tra cui una registrazione della seduta, ma il tribunale ne confermò la validità. Due giorni prima dell’allarme del docente, la scuola aveva già reso noto un caso di Covid riguardante un insegnante di sostegno, con conseguenti misure di isolamento. La dirigente, quindi, era stata trasparente e tempestiva nelle comunicazioni riguardanti la salute pubblica.
La sentenza del tribunale ha inoltre censurato il docente per le dichiarazioni false, come quella di una docente di religione positiva che avrebbe insegnato in 18 classi, e la presunta problematica di gestione delle sedi scolastiche. Il tribunale ha riconosciuto che il docente aveva intenzionalmente esagerato la situazione, insinuando un’incapacità della dirigente.
Infine, il tribunale ha evidenziato che il docente aveva violato i doveri di riservatezza e fedeltà, diffondendo informazioni non veritiere durante il suo ruolo di consigliere comunale. Il ricorso del docente è stato respinto, e il tribunale ha sancito la correttezza della censura inflitta dalla scuola, ribadendo l’importanza di tutelare l’immagine dell’istituto.
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