“Famiglia Cristiana”: troppi respinti? Scorciatoia per non aiutare gli stranieri

Il settimanale “Famiglia Cristiana” ritiene che l’innalzamento del numero di studenti respinti, seppure meno evidente rispetto a quello stimato in un primo momento, viene considerato una “cattiva notizia” derivante dalla mancata presa di responsabilità da parte delle famiglie e, più in generale, della società moderna. Ma soprattutto da una non adeguata presa in carico, stavolta esclusivamente da parte del mondo scolastico, delle problematiche derivanti dal sempre più alto numero di discenti stranieri. Una presenza che, in base ai dati ufficiali forniti dal Miur, negli ultimi dieci anni si è moltiplicato di ben sei volte fino a raggiungere la quota record di 574.000 unità.
“Non vorremmo – si legge in un editoriale della rivista cattolica – che la bocciatura fosse la scorciatoia per non affrontare il problema degli alunni stranieri, rinunciando a quel patto sociale tra scuola, territorio e famiglia, laddove le criticità sociali sono maggiori. La scuola – sostiene “Famiglia Cristiana” – non migliora solo perché si boccia di più ed è più severa. Anzi, è vero il contrario. Maggiore selezione non è sintomo di scuola più virtuosa. L’analisi dei sistemi scolastici stranieri lo dimostra. Nè si motivano gli insegnanti dando loro la bacchetta in mano. Né si aiutano le famiglie ad affrontare il disagio sociale dei figli con un “respinto” sulle pagelle… La scuola del valore e del merito è quella dove insieme docenti, ragazzi e famiglie sono protagonisti dell’apprendimento (non solo di nozioni), condividendo ognuno le proprie responsabilità”.
Il settimanale dei Paolini ritiene che non poche responsabilità siano però anche dei genitori di studenti lasciati crescere spesso senza valori e punti di riferimento positivi: “oggi scuola e famiglia – continua l’editoriale – fanno fatica a educare i ragazzi: il 22 per cento non raggiunge nessun titolo di studio, né alcun diploma di qualificazione professionale. Vuol dire che la scuola è sempre più estranea, e la famiglia asseconda il disimpegno. È venuto meno quello scambio di fiducia necessario nel difficile compito di educare. Quando emergono fragilità nelle famiglie e nella società, si fa finta di niente, e non c’è più la scuola come sostegno”.
E ancora una volta a pagare il prezzo più salato di questa istruzione scolastica non all’altezza di un Paese culturalmente e socialmente avanzato “sono i più deboli che – sottolinea il settimanale – vengono espulsi dalla scuola, in misura maggiore degli altri. Sono le scuole dove l’abbandono scolastico è più elevato che dimostrano di più il proprio fallimento”. Il settimanale punta ancora il dito sulla scarsa attenzione per le esigenze degli alunni stranieri: “il numero altissimo di alunni non italiani respinti denuncia non solo una difficile condizione sociale, ma anche l’inadeguatezza delle didattiche scolastiche nei loro confronti, per mancanza di finanziamenti adeguati e di una integrazione che, a scuola, si dovrebbe fare in fretta e meglio. Invece siamo sempre all’emergenza senza fine”. Un’emergenza che, considerando il tasso di crescita di corsisti stranieri (ormai circa un terzo sono di “seconda generazione” ed entro pochi anni arriveranno a quota un milione, con alcuni istituti dove gli alunni non italiani sono già in netta maggioranza, non potrà che aggravarsi. A meno che non si corra ai ripari. Ma bisogna fare in fretta.
Alessandro Giuliani

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