Sono un dirigente scolastico in pensione da un anno. A proposito della lettera della madre finlandese sui “mali” della scuola italiana e fermo restando il diritto di critica rispettabilissimo e la necessità di riflettere sul nostro modello d’istruzione al fine di apportare adeguamenti e modifiche, anche se reputo non radicali, vorrei fare notare alcuni aspetti:
1 – non mi sorprende, essendo in genere il nostro un Paese abbastanza masochista e con una scarsa propensione identitaria, che quando si parla male di noi stessi vi sia spesso un codazzo di persone che si uniscono a chi parla male per primo, spesso rincarando la dose;
2 – non mi risulta, ma forse sono io mal informato, che la Finlandia abbia sfornato negli ultimi 50 anni, eccellenze nei diversi campi del sapere in numero percentualmente superiore a quelle italiane e a meno che non si ritenga che tali eccellenze siano innate un qualche merito andrà pur riconosciuto al ns. bistrattato sistema scolastico (non mi pare che ci siano “cervelli ” finlandesi in fuga a giro per il mondo!!!);
3 – se è più che legittimo aprire una discussione sulle necessità di riformare la didattica della scuola italiana in considerazione dell’evoluzione dei tempi e della velocità dei cambiamenti che la nostra società sta attraversando non di meno sarebbe opportuno aprire poi una riflessione sulle modalità con cui vengono realizzate le indagini internazionali (e magari anche quelle nazionali) sui sistemi scolastici e, in particolare, sulle modalità con cui si costruiscono le prove e si individuano gli autori delle medesime.
Ribadisco, per concludere, che non mi pare che il sistema scolastico finlandese o quello estone, che dovrebbe essere addirittura migliore rispetto al finlandese secondo le “famigerate” indagini internazionali, abbiano contribuito negli ultimi 50 anni allo sviluppo culturale nei diversi ambiti, dallo scientifico all’umanistico e al tecnologico, in misura più consistente di quanto non abbia fatto il nostro sistema.
Con ciò non intendo dire che tutto, da noi, sia perfetto ma una cosa è lavorare per migliorare il sistema altra cosa è, mi si perdoni la rozzezza del linguaggio, “spararsi sui piedi da soli perché qualcuno ci ha puntato una pistola”.
Marco Parri
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