Il caso della pittrice finlandese scappata dalla Sicilia con la sua famiglia criticando il sistema scolastico italiano è l’argomento scottante del momento. Più parti hanno commentato il fatto, tra chi si trova d’accordo con la donna, Elin Mattson, e chi invece difende a spada tratta la scuola nostrana.
Il sistema scolastico finlandese, come abbiamo già discusso, è profondamente diverso dal nostro, da molti punti di vista. Quello che però in molti hanno omesso è il fatto che esista da anni una realtà scolastica che opera sul suolo italiano proprio sul modello del paese scandinavo, adattandolo al proprio contesto.
Esiste proprio un metodo che si ispira al funzionamento delle scuole finlandesi, chiamato Mof (Modello Organizzativo Finlandese), di cui abbiamo trattato. Come spiega Il Corriere della Sera, la sperimentazione è stata avviata ben diciotto anni fa da una preside di origini milanesi, Antonella Accili, ora di base a Urbania (Pesaro e Urbino), come dirigente dell’istituto Della Rovere. Il suo metodo, ribattezzato, appunto, Mof, ha conquistato un centinaio di scuole in tutta Italia ed è stato apprezzato dal ministero dell’Istruzione e dal mondo della pedagogia.
Accili è stata appena invitata alla giornata di inaugurazione del nuovo centro pedagogico Paulo Freire a Roma, nato dalla collaborazione tra Co.N.P.Ed., A.I.M.C. e il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli studi di Roma Tre, per parlare del suo metodo.
Ma come funziona questo metodo? “Ogni giorno si lavora al massimo su due materie. Il numero di ore annuali di ciascuna disciplina rimane invariato, cambia solo la sua distribuzione nel corso dell’anno scolastico o della settimana, dato che alcune discipline si concentrano nella prima parte, ed altre nella seconda. Si realizzano la full immersion negli argomenti trattati e la ciclicità degli apprendimenti, che consentono lo sviluppo della memoria a lungo termine e quindi la possibilità di recuperare al momento opportuno le informazioni necessarie”, spiega Accili.
“L’apprendimento dello studente viene facilitato, nel momento in cui diventa possibile concentrarsi su un minor numero di discipline per volta, evitando che, come spesso succede, lo studente in difficoltà, di fronte ad un eccessivo numero di sollecitazioni, decida autonomamente di selezionare le discipline, concentrandosi su alcune a scapito di altre; questo porta talvolta a lacune irrimediabili. Con i corsi compattati invece è la scuola a scegliere le scansioni e le priorità”, aggiunge.
Ecco come sono organizzati i locali scolastici delle scuole che adottano questo approccio: “Con la compattazione oraria si supera il più grande scoglio della scuola italiana, ossia la frammentazione dei saperi. Questo permette loro di comprendere veramente i contenuti che vengono trasmessi e usano anche tante competenze e abilità insieme ai contenuti tramite i laboratori. I banchi sono collegati a isole per potenziare l’apprendimento tra pari, le capacità relazionali, la cooperazione. L’aula è organizzata come un grande quaderno operativo con angoli specifici per varie discipline, che fungono da punti di riferimento”, conclude Accili.
Un giornata scolastica secondo il metodo Mof si svolge così: si inizia con mezz’ora di lezione del professore per poi passare alle esercitazioni, spesso di tipo laboratoriale. I laboratori, come tiene a precisare una docente della scuola della Accili, non sono relativi solo a materie scientifiche. L’insegnante, in cattedra, spiega per 20-30 minuti poi, gli studenti rielaborano con il metodo cooperativo e i cinque minuti finali sono dedicati all’interazione con il docente o tra di loro.
Uno dei tre elementi centrali del modello finlandese riportato nel Mof è la compattazione oraria, in sostanza ogni giorno si lavora al massimo su due materie, senza cambiare il numero delle ore totali che resta invariato. Quindi full immersion degli argomenti e ciclicità degli apprendimenti per sviluppare la memoria a lungo termine di quanto appreso. L’accorpamento orario, due materie in una giornata, permette così di lavorare al meglio e in modo approfondito su una determinata disciplina. A questi aspetti occorre aggiungere la possibilità di svolgere attività di laboratorio secondo elemento caratterizzante il metodo finlandese e la possibilità così di sviluppare la cooperazione tra studenti (terzo elemento del metodo scandinavo).
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