Oggi è il Family Day, la manifestazione contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili e per l’evento gli organizzatori contano di radunare almeno un milione di persone.
Quello di oggi è il terzo Family Day, dopo quello del 12 maggio 2007 che bloccò i “Dico” del governo Prodi e la manifestazione del 20 giugno 2015 convocata in quel caso, in particolare, per “il diritto di mamma e papà ad educare i figli e fermare la ‘colonizzazione ideologica’ della teoria Gender nelle scuole”.
Gli organizzatori si aspettano un successo, contando soprattutto su una numerosa partecipazione dei movimenti cattolici, realtà laiche vicine alle loro istanze e rappresentanti di confessioni religiose non cattoliche. La mobilitazione è nata dal basso, spiazzando anche alcuni ambienti della Chiesa, il cui appoggio questa volta sembra comunque più determinato rispetto al 2015.
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Il presidente della CEI Angelo Bagnasco ha definito la manifestazione “condivisibile” e dalle finalità “assolutamente necessarie”, mentre il Papa, davanti ai giudici della Rota romana ha ricordato, non casualmente a pochi giorni dall’evento, che “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”. Concluderà, alle ore 16, l’intervento del neurochirurgo Massimo Gandolfini, presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli” e organizzatore della manifestazione. Tra le questioni più contestate contenute nel ddl c’è l’estensione alle coppie omosessuali della possibilità di accedere alla cosiddetta “stepchild adoption” (l’adozione del figliastro, ovvero l’adozione del figlio biologico o adottivo di uno dei due partner da parte dell’altro, che di fatto diventa il secondo genitore). Non si potrà comunque concedere per i minori che hanno già entrambi i genitori legalmente riconosciuti, anche se separati.
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