Fanno sesso nel bagno della scuola, sospesi: lei 4 giorni, lui 1

Sta facendo il giro d’Italia la notizia dei due ragazzini di 15 anni sorpresi da un compagno in atteggiamenti intimi all’interno di uno dei bagni dell’istituto per ragionieri “Einaudi” di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. A rendere il fatto ancora più “notizia” è stata la scelta della scuola superiore di infliggere quattro giorni di sospensione per lei, uno per lui. A far partire il tam tam sull’accaduto sarebbe stato il coetaneo, che dopo visto la scena ha fatto dietro-front, ma appena tornato in aula si sarebbe lasciato scappare un “qualcuno in bagno si sta divertendo…”. La frase in breve ha fatto il giro dell’istituto, rimbalzando poi sui social network. Ma dopo qualche ora, potere dei nuovi media, è arrivata anche all’ufficio del preside. Ed è scattata la punizione, impari. Dal preside – riferisce il Gazzettino.it – solo un “No comment“, seguito dall’assicurazione che la scuola “sta lavorando efficacemente con le famiglie in termini educativi“.
Secondo quanto riportato dai giornali locali, sembra che l’aggravante per la ragazza sia quella di aver varcato la soglia dei bagni maschili, nei quali non poteva entrare. Per alcuni, però, sembra che l’allieva si era contraddistinta per il basso profitto. E anche per problemi di condotta.
Una versione, quest’ultima, che non ha convinto Chiara Moroni, responsabile nazionale delle donne di Fli, secondo cui “il fatto che la sospensione è stata di 4 giorni per lei e un solo giorno per lui” è “una vera e propria discriminazione legata a una cultura maschilista che non possiamo accettare e che la scuola ha il dovere di combattere e non di alimentare“.
Come parlamentare e come donna – ha aggiunto Moroni – sono indignata: arrivare a giustificare tre giorni di punizione in più con l’ingresso nel bagno dei maschi equivale a dire che entrare nei servizi riservati all’altro sesso è un atto più grave del rapporto sessuale stesso consumato all’interno di un istituto scolastico, per il quale un giorno di sospensione al ragazzo è stato ritenuto sufficiente. La scuola dovrebbe dare ai nostri figli insegnamenti diversi ed educarli al superamento di alcuni retaggi culturali che ancora non ci consentono di superare le umiliazioni alle quali le donne ancora oggi vanno incontro“, ha concluso Moroni.
La pena differenziata, ma anche l’indignazione generale per l’episodio accaduto nell’alto vicentino, non sono piaciuti nemmeno alle associazioni degli studenti. Secondo Sofia Sabatino, coordinatore della Rete degli Studenti, rimane incomprensibile “una punizione diversa ai due adolescenti sorpresi in bagno a fare sesso: entrambi erano consci di quello che facevano e andavano puniti alla stessa maniera. Dello stesso avviso è Michele Orezzi, secondo cui sarebbe bastato “mettere in riga i due ragazzi con un semplice rimprovero”.
Giuseppina Tucci, responsabile sessualità dell’Unione degli Studenti, ha detto che è grave la “stigmatizzazione a cui stanno sottoponendo” il fatto. “Già di per se bisognerebbe concentrare l’attenzione su una punizione evidentemente esagerata, illegittima e soprattutto squilibrata. Ma più che scandalizzarsi del fatto che due adolescenti possano fare del sesso, c’è da vergognarsi del fatto che nelle scuole non si parli quasi per nulla di educazione sessuale, di prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze indesiderate”.
Gli studenti, in effetti, da anni chiedono di installare nelle scuole distributori automatici di contraccettivi, attivare corsi e percorsi di educazione alla sessualità e al sesso e attivare sportelli di consulenza psicologica e sessuale. Anche le statistiche più recenti (dati Ido) sembrano parlare chiaro: oltre il 70% degli adolescenti ha rapporti sessuali prima dei 14 anni, l’86% di loro parla volentieri di ciò che riguarda la sessualità con gli amici, ma il desiderio di informarsi sull’argomento, magari a scuola da personale extra scolastico esperto, è condiviso dall’86%. E con i genitori è sempre difficile parlare di sesso, tanto che solo il 27% ammette che le maggiori informazioni sul sesso gli sono state fornite dalla madre, mentre solo l’8% dal padre. “Tutto ciò – conclude la rappresentante Uds – va a scontrarsi con l’assenza di spazi per i giovani dove incontrarsi in intimità”.
Alessandro Giuliani

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