Faccio un appello al Governo e al Parlamento perché la categoria degli insegnanti sia riconosciuta tra quelle dei lavori usuranti: non solo gli insegnanti della scuola dell’infanzia e primaria, ma anche quelli della secondaria. Lo dicono le ricerche che sono state svolte. Lo dice il dottor Vittorio Lodoli D’Oria che gli insegnanti sono quelli che nella Pubblica Amministrazione sono più soggetti a “bornout”.Egli dichiara in un’intervista apparsa sulla Tecnica della scuola:
Rispetto a pochi anni fa, a livello nazionale i casi sono triplicati: oggi ad ammettere di essere stressato per il lavoro ripetitivo e logorante è quasi l’80 per cento di chi lavora dietro la cattedra. Poi ci sono le vere e proprie patologie. E anche in questo caso non c’è da sottovalutare la situazione. Perché dalle ultime rilevazioni risultano almeno 24mila psicotici e 120mila depressi nella categoria. Infine, ci sono tutte le altre malattie della psiche più lievi ma non per questo da trascurare, come i disturbi dell’adattamento e di personalità.
Non è possibile che un insegnante debba lavorare con gli alunni fino a 67 anni: non è possibile per quelle (donne in gran parte) che hanno a che fare con i bambini piccoli; ma non è possibili nemmeno per quelli che hanno a che fare con i ragazzi adolescenti o i giovani. Ve lo immaginate un vecchio insegnante, probabilmente con acciacchi, che insegue un ragazzino di 11 anni?
Nella scuola devono entrare i giovani e si devono far andare in pensione i vecchi, ma a 63 anni e senza penalizzazione. E questo vale anche per i collaboratori scolastici.
Se proprio si vogliono tenere in servizio gli insegnanti anziani, negli ultimi anni li si utilizzi come tutor dei docenti nuovi, come consiglieri didattici e come collaboratori organizzativi del dirigente scolastico e non in classe.