Infatti il sottosegretario annuncia grandi cambiamenti su cui il Miur starebbe già lavorando. L’obiettivo è rendere il mondo universitario meno rigido ed aprirlo alle necessità degli studenti: da un ripensamento della formula del 3+2 ad una maggiore attenzione al diritto allo studio, dal potenziamento della mobilità nazionale e internazionale al miglioramento della valutazione degli atenei, e molto altro ancora. Ecco alcuni punti su cui il Miur sembra puntare, riportati dal sito Skuola.net.
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PIU’ ORIENTAMENTO, PIU’ TUTOR, PIU’ LAUREATI – Uno dei punti su cui si sofferma Faraone è la necessità di assistere gli studenti nella scelta del corso di studi e nel conseguimento della laurea. Per evitare gli abbandoni e i fuori corso Faraone propone “più orientamento in entrata e più tutorato in itinere”. Il progetto include anche una differenziazione e ampliamento dell’offerta formativa, che offra anche alternative all’università, come ad esempio gli ITS.
RIPENSARE IL 3+2 – Il sottosegretario continua mettendo sotto esame la durata del percorso universitario: “Penso che dovremmo ragionare anche sulla durata complessiva del percorso” sostiene Faraone. E continua: “Oggi 3+2 significa quando va bene passare sei-sette anni all’università, con molti tempi morti. Riflettiamo seriamente sulla laurea triennale, potenziamola se dobbiamo, ma puntiamo a renderla un titolo subito spendibile”.
CARRIERA UNIVERSITARIA? BASTA FALSE ILLUSIONI – Sul piano delle cattedre e della carriera dei docenti, Faraone sostiene che fino ad adesso l’intero sistema accademico si è basato su regole rigidissime, oggi da riformulare: “Prima decidiamo di quale università e di quale corpo docente abbiamo bisogno per far progredire l’Italia, poi troviamo risorse e strumenti”. Importante poi smettere di dare false illusioni ai laureati sulla carriera all’università: “Produciamo circa 10.000 dottori di ricerca l’anno, la maggioranza dei quali aspira alla carriera universitaria, che però nel migliore dei casi può assorbirne un quinto, magari in futuro un quarto, non di più”. Meglio allora valorizzare i dottorati di ricerca nell’amministrazione pubblica e nelle imprese o anche, grande novità, inserirli nella scuola.
COME SARA’ LA NUOVA UNIVERSITA’ – Per cambiare l’università, il Miur si sta avvalendo della collaborazione degli enti di ricerca, dei docenti, degli studenti e delle aziende per attivare un confronto. “Come la scuola non è solo degli insegnanti l’università, con tutto il rispetto, non è solo dei rettori e dei professori” sostiene Faraone. La nuova università “avrà più studenti, più residenze, maggiore mobilità di docenti e studenti, meno regole e più valutazione”. Cambierà anche il sistema del diritto allo studio: “Così com’è funziona poco e male”- sostiene Faraone. La soluzione potrebbe invece essere la gestione a livello nazionale di questo settore.
QUANDO? – Sembra che il Miur si stia già muovendo verso una riforma dell’università cominciando a discuterne con i principali soggetti coinvolti e distribuendo il Fondo di Finanziamento non a dicembre ma a marzo, e stabilendone i fondi anche per i due anni successivi. Questo permetterebbe agli atenei di “programmare con un po’ di respiro”. Nei prossimi mesi, quindi, si annunciano grandi novità per il sistema accademico. (Ansa)
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