Chi frequenta il Miur sapeva della figlia autistica del sottosegretario Davide Faraone. Il popolo della scuola lo ha appreso attraverso il Corriere della Sera.
Il rappresentante del Governo ha raccontato pubblicamente, in un’intervista senza filtri, della sua ragazza, che oggi ha 11 anni. Partendo dal dramma personale sino a giungere alla convinzione della centralità della scuola per affrontarlo.
C’è stato un tempo in cui se ne vergognava. «Non ne parlavo, non volevo si sapesse». Una forma di protezione, «ma non solo, tenevo nascosta la sua disabilità». Perché fino a venti mesi Sara era «precocissima, più sveglia degli altri bimbi. Non ci eravamo accorti di nulla – racconta – ma quando per l’ennesima volta l’abbiamo trovata all’asilo da sola, lontana dagli altri, l’abbiamo portata da uno specialista che ha pronunciato quella parola: autismo. Beh, lì ti cambia la vita, niente è più come prima».
Racconta che quel giorno di 11 anni fa «quando sentii quella parola, cercai subito su Google: fino a che non ti capita, non hai idea di cosa sia l’autismo». E poi «cambia tutto, perché tutto gira intorno a quello», idee, amicizie, vita. «Perfino mangiare la pizza: al ristorante Sara non riusciva a stare seduta, per molto tempo non siamo più potuti andare».
In quei momenti, «capisci chi ti è davvero vicino». Ricorda Faraone che «molti amici sono spariti, ma poi incontri il medico che ti mette in contatto con altri genitori come te e allora i tuoi nuovi amici diventano loro e riesci a tornare in pizzeria perché sai che loro possono capire».
Faraone ammette che una volta diventato un uomo delle istituzioni, ha capito che doveva mettere a frutto il suo «ruolo istituzionale e fare qualcosa per lei e tutti i bambini con una disabilità». Perché «va bene sfilare alle fiaccolate, ma oltre alla testimonianza personale serve altro».
Ecco che, allora, nel 2015 ha deciso di creare la Fondazione italiana autismo, che il 2 aprile scorso ha mobilitato migliaia di persone per la giornata mondiale sull’autismo.
Nei giorni scorsi ha commentato i casi di studenti autistici di Toscana e in Molise, con al centro due studenti autistici esclusi dalle gite scolastiche delle rispettive classi di appartenenza. Gli è tornato in mente dei compagni di scuola della « figlia che non la invitavano alle feste di compleanno, oppure la recita di Natale in cui non c’era mai una parte per Sara: e invece il 2 aprile ha cantato l’Inno davanti a Mattarella!», dice Faraone con orgoglio.
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Sara oggi frequenta la seconda media, suona il flauto e con suo padre comunica via WhatsApp e con disegni coloratissimi che lui orgoglioso posta su Instagram.
Il nostro sistema scolastico, invece, «è sempre più orientato all’inclusione, la scuola resta il primo luogo e il più importante per i bambini con una disabilità», con oltre 130mila docenti che ogni anno vengono affiancati ad uno o più alunni disabili o con limiti di apprendimento.
Ne servono sempre di più, ma ritiene anche che il problema è che spesso i nostri docenti di sostegno «non sono adatti al tipo di difficoltà dello studente: questo perché la disabilità è trattata ancora come un monolite, basti pensare che in Italia non esiste un’anagrafe nazionale delle singole disabilità: lo faremo».
Poi racconta di come ci si sente feriti nel «dover ogni anno rifare mille domande per riavere l’insegnante di sostegno; bisogna semplificare» attraverso «un unico sportello cui rivolgersi». Perché ci sono diversità anche da una Asl all’altra, cosa che crea enormi disparità».
Il sottosegretario coglie l’occasione per ribadire il suo sostegno alla legge delega di riforma del settore. «Ci accusano di voler portare i terapisti in classe, ma vogliamo che chi farà l’insegnante di sostegno sia preparato, bisogna partire dagli studenti, non è una questione sindacale». E soprattutto «bisogna creare una rete con insegnanti, associazioni, genitori: la scuola non può fare tutto da sola e per tante famiglie è l’unico luogo protetto per i propri figli».
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