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Faraone: “I genitori raccolgano i suggerimenti degli insegnanti per combattere il bullismo”

Il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, lancia alle famiglie un appello per combattere “in sinergia” con la scuola il fenomeno del bullismo. Per lo scrittore Pino Imperatore invece i ‘bulli sono come camorristi. Usano lo stesso linguaggio della violenza”. 

“Bullismo e cyberbullismo – sottolinea Faraone all’Adnkronos – sono fenomeni che danneggiano ragazzi e ragazze nelle nostre scuole e sui quali, ormai da anni, come Miur stiamo intervenendo per arginarne la portata. Spesso il confine tra semplice scherzo e atto vessatorio è labile per gli studenti, al punto da confondere l’uno con l’altro. Nel caso del cyberbullismo solo l’8% ammette di aver agito intenzionalmente, 1 su 10 banalizza il proprio comportamento. L’azione del Ministero in questo campo è imponente e diretta a più soggetti”.

“Dal 2007 – ricorda – abbiamo delle linee guida che abbiamo rinnovato lo scorso aprile, abbiamo messo a disposizione delle nuove generazioni un numero verde per segnalare casi, coordiniamo – nel caso del cyberbullismo – un osservatorio, ‘Generazioni connesse’, per prevenire il fenomeno e intervenire laddove si manifesta. Ma tanto avviene già nella scuola: dobbiamo insegnare alle nuove generazioni il rispetto dell’altro, l’accoglienza della diversità e far sì che ciascun ragazzo e ciascuna ragazza siano liberi di autodeterminarsi come meglio credono. E dobbiamo educare gli studenti a un uso consapevole della Rete e degli strumenti tecnologici. Tutte azioni che abbiamo potenziato con la Buona Scuola”.

“La scuola, però, – ribadisce Faraone – non è l’unico spazio deputato a questo compito. Bisogna fare rete e un ruolo fondamentale, da questo punto di vista, hanno le famiglie. I genitori devono essere attenti sia ai segnali che i figli lanciano per manifestare il loro disagio che a quelli che arrivano dalla scuola: può capitare che le famiglie non raccolgano i suggerimenti degli insegnanti o che, nei casi di genitori di bulli, li rifiutino , attribuendo ad altri i comportamenti inadeguati. Devono essere aiutati entrambi, vittime e bulli. E per farlo dobbiamo agire tutti in sinergia”.

 

Anche la presidente del Coordinamento genitori Democratici, Angela Nava, lancia a tutti i genitori un appello; genitori che, anche di fronte all’evidenza dei fatti e alle segnalazioni da parte di insegnanti negano anche solo la possibilità che il proprio figlio possa commettere atti di bullismo.

” Purtroppo – sottolinea Nava all’Adnkronos – sempre più spesso si assiste ad una sorta di difesa d’ufficio e ad una negazione anche solo della possibilità che i figli siano ciò che hanno fatto”.

“C’è, da parte dei genitori – lamenta – un atteggiamento, che si sta sempre più radicalizzando, molto assolutorio verso se stessi. E per assolversi si arriva a negare l’evidenza. Famiglie e genitori non riconoscono l’errore e la trasgressione del proprio figlio”.

“Per ripristinare un corretto rapporto tra scuola e famiglia – conclude Nava – andrebbero rispolverati ruoli precisi, un maggior rispetto per la scuola e per le sue segnalazioni ma, soprattutto abbandonare quell’atteggiamento iperprotettivo che tende a non responsabilizzare i ragazzi che spesso ci sfidano e ci richiamano alle nostre responsabilità di adulti proprio con le loro trasgressioni”.

Maria Rita Munizzi, presidente del Moige, si unisce all’appello, invitando i genitori a riconosce la possibilità che anche il proprio figlio può essere un bullo. “Queste cose – sottolinea Munizzi – possono succedere anche nelle migliori famiglia. Spesso i genitori, però, non sono in grado di sganciare i fenomeni di bullismo attuate dai propri figli dal proprio fallimento educativo”.

“Non solo, l’uso e l’abuso di tante medialità può distorcere la percezione della realtà da parte dei giovani. Che siano videogiochi o altre realtà virtuali, molti giovani hanno difficoltà nei loro rapporti reali, si assiste ad uno scollamento dei ragazzi dal mondo reale, in un mondo virtuale in cui tutto è lecito, senza limiti”.

“Il genitore – evidenzia Munizzi – ha difficoltà a fare autocritica in una società in cui la famiglia non è sostenuta. Spesso sentiamo dire ‘mio figlio è un bravo ragazzo’ ma spesso i ragazzi hanno un doppia vita, i fenomeni di bullismo sono alle spalle degli adulti. Ma, lo sforzo è quello di far aumentare la consapevolezza, di non negare o accantonare il problema”.

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Per lo scrittore Pino Imperatore invece i ‘bulli sono come camorristi. Usano lo stesso linguaggio della violenza”. 

Presentando agli studenti del Liceo statale ‘Ernesto Pascal’ di Pompei (Napoli) il suo best seller ‘Questa scuola non è un albergo’ e, camminando sul filo del personaggio principale del libro, Angelo D’Amore, scanzonato ma anche molto profondo come tanti dei giovani che stanno ad ascoltarlo, lancia una serie di messaggi.

Poi, incalzato dalle domande, ‘svela’ alcuni dei segreti per scrivere un libro. ”La scrittura giornalistica, il mondo dal quale provengo, mi ha insegnato a scrivere in maniera essenziale. Il talento è fondamentale ma va associato alla tecnica. Un buon scrittore deve essere prima di tutto un buon lettore. E poi ‘approfittiamo’ della realtà che abbiamo intorno. Napoli offre spunti incredibili, qui la realtà va ben oltre la fantasia. Ora ho in mente tanti progetti, ma forse ci vorrebbero tre o quattro vite per realizzarle”. Ai giovani butta lì l’idea di poter trasformare ‘Questa scuola non è un albergo’ in una fiction per valorizzare i personaggi che sono presentati. E tocca il tema del contesto territoriale. ”State attenti. Ci sono quelli che presentano i camorristici come un mito. Invece, vedete che vita fanno. Campano bene? Niente affatto. E le loro strade sono due: o il carcere o finire sotto terra”. Ma nello stesso tempo invita i giovani ad avere ”orgoglio per l’appartenenza al Sud. Ditelo a tutti da dove venite e chi siete. Questa è la terra della cultura e dell’arte, nessuno può paragonarsi a noi”.

Pasquale Almirante

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