Arriva la newsletter mensile “Cambiamenti”, attraverso la quale i cittadini potranno essere informati dell’azione e della programmazione delle attività governative riguardanti la riforma della scuola, dell’università e della ricerca.
Ad organizzare e ad annunciare l’iniziativa è stato Davide Faraone, commentando i suoi primi due mesi da quando è approdato al Governo Renzi nella veste di sottosegretario all’Istruzione, al posto dell’uscente Roberto Reggi: “siamo solo all’inizio e c’è tanto da fare. Non manca, però, la voglia di lavorare, di mettersi in discussione, di pensare che ciò che immaginiamo di buono per il nostro Paese possa essere realizzato. E non siamo pazzi o visionari: sappiamo che da qualcosa bisogna pur cominciare”, ha tenuto a dire Faraone.
Nella newsletter si parlerà di “Buona Scuola”, assunzioni di 150.000 nuovi insegnanti, valutazione dei docenti, riforma del sostegno, fondi per l’edilizia scolastica, test di accesso alla facoltà di Medicina, finanziamenti alle università non in base al personale ma in base alla ricerca e agli studenti. Ma non solo, ha specificato il sottosegretario. “Perché – ha aggiunto – si parlerà sia di quello che è stato fatto, sia di ciò che è stato programmato per l’anno in corso”.
Tra i diversi punti toccati dal sottosegretario siciliano c’è anche quello sugli scatti: “sulla valutazione degli insegnanti nessun passo indietro. Oggi “todos caballeros” e scatti per tutti per anzianità, senza alcuna valutazione dell’attività svolta. Ora basta. Certo si dovrà tenere conto anche dell’anzianità tra gli elementi di valutazione, ma non può, né deve essere, l’unico parametro”.
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“La cosa più importante – tiene a sottolineare Faraone – è che ci siamo messi in ascolto. La consultazione avviata dal governo Renzi per «la buona scuola» è un chiaro segnale di un cambiamento di rotta: le riforme non possono essere calate dall’alto. Ma soprattutto – ha concluso Faraone – ci ha mosso la consapevolezza che la scuola è parte integrante della società e non può essere ripensata come elemento autoreferenziale. Non si può non tenere conto di chi opera ogni giorno per il futuro degli studenti e del Paese, ma la scuola non è una casa del Grande Fratello. Per questo abbiamo tirato fuori la scuola dalla palude del linguaggio tecnico/sindacale che capiscono solo gli addetti ai lavori e lo abbiamo portato tra i cittadini”.
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