“Non bisogna rassegnarsi alla mafia e a chi utilizza in maniera distorta gli argomenti dell’antimafia. Non è facile costruire degli anticorpi, ma è necessario, specie oggi che è in corso una indagine sulla gestione del beni confiscati alla mafia che vede coinvolti ambienti della magistratura”.
Lo ha detto il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, durante una conferenza del progetto educativo antimafia organizzata dal centro Pio La Torre, a Palermo.
“Siamo passati da una fase storica in cui la parola antimafia non si poteva neanche utilizzare, fino all’abuso di chi in questi anni ha utilizzato la parola legalità per camuffare percorsi che con l’antimafia non hanno avuto nulla a che fare – ha aggiunto Faraone – ma che anzi sono stati una sorta di tuta mimetica per chi ha cercato di coprire percorsi che con l’antimafia e la legalità non avevano nulla a che fare. È necessario costruire gli anticorpi utili nei confronti degli avversari della mafia, anche quando l’autorevolezza dei settori più importanti dello Stato è compromessa proprio a causa di alcuni loro rappresentanti”.
La conferenza, intitolata “L’antimafia della società civile nella scuola e le politiche istituzionali” è stata organizzata nell’ambito del progetto “Giovani cittadini consapevoli, attivi e responsabili” realizzato dal centro Pio La Torre con il sostegno del dipartimento della Gioventù e del servizio civile nazionale della Presidenza del Consiglio dei ministri.
L’incontro è stato seguito da circa 111 scuole che hanno aderito al progetto educativo antimafia, e oltre mille studenti si sono iscritti alla piattaforma che consente dal proprio cellulare una partecipazione più attiva alla conferenza.
Il sottosegretario ha fatto poi riferimento al caso del 7 ottobre scorso, quando quattro scuole medie di Bari avevano negato l’iscrizione al figlio di un presunto boss. “Quattro scuole pugliesi hanno rifiutato un ragazzo perché figlio di un boss in carcere, altro che accoglienza. Come si può pensare di chiudere la scuola a chi probabilmente ha bisogno più di altri di spazi di condivisione positivi?”. “Questo ragazzo – ha aggiunto Faraone – ha bisogno di veri luoghi di educazione, di formazione civile, che lo tengano lontano da modelli criminali. Se la scuola non lavora per superare tutto questo, se la società tutta non si adopera per superare questi preconcetti non andiamo da nessuna parte”.
Faraone ha poi ricordato un altro episodio di discriminazione avvenuto in una scuola di Napoli dove “alcuni genitori hanno chiesto di non iscrivere gli alunni per l’eccessiva presenza di disabili e immigrati, poiché la loro presenza avrebbe rallentato l’apprendimento generale”.
“Purtroppo per troppi anni si è pensato che il diventare cittadini riguardasse esclusivamente le istituzioni e il diventare studenti la scuola – ha detto Faraone – Per fortuna la scuola ha fatto tanti passi avanti nella lotta al l’inclusione e all’integrazione”.
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