La scelta del Governo Letta di puntare sulla formazione lavorativa sembra azzeccata. Secondo un’indagine di AlmaLaurea, pubblicata l’11 settembre, a parità di condizioni, le esperienze di tirocinio e stage aumentano del 12% la probabilità di trovare un’occupazione.
L’incremento di esperienze di questo genere, riscontrato negli ultimi anni, sarebbe quindi più che motivato. Mentre nel 2004 tirocini e stage coinvolgevano appena venti laureati pre-riforma su cento, nel 2012 queste esperienze hanno riguardato, pur con ampie differenze per gruppo di corso di laurea, 56 laureati su cento, con una punta del 68% tra i laureati triennali che non intendono iscriversi alla specialistica e del 72% tra quelli magistrali se si considerano anche i tirocini e gli stage svolti nel corso del percorso triennale.
“Ha dunque ragione – commenta Andrea Cammelli, fondatore di Almalaurea – il ministro Maria Chiara Carrozza a insistere: mai più un laureato che arrivi a 25 anni senza mai avere avuto un’esperienza di lavoro. Tirocini e stage svolgono sia una funzione formativa sia di orientamento formativo e professionale. Come detto, i passi fatti in avanti sono notevoli e sono confortanti, sebbene quello della conoscenza del mondo del lavoro già durante gli studi, sia un terreno ancora fertile, dove ancora molto si può e si deve fare”.
Cammelli tuttavia avverte: l’esperienza di stage deve essere fatta presso aziende e centri di ricerche di qualità e coordinata dal personale universitario e da quello delle aziende. Diversamente il giovane rischia di perdere tempo. Tra i laureati che lo scorso anno hanno svolto tirocini, il 22% ha svolto tirocini di durata superiore alle 400 ore. Sono generalmente più lunghi i tirocini svolti dai laureati dell’area tecnico-scientifica rispetto a quelli dell’area delle scienze umane e sociali e dai laureati magistrali a ciclo unico (il 38%, tra questi ultimi, ha svolto un tirocinio di durata superiore a 400 ore). Le attività lavorative già svolte e successivamente riconosciute dal corso in quanto coerenti col percorso formativo, costituiscono il 17% del totale delle attività di tirocinio svolte dai laureati, con evidenti differenze tra i gruppi disciplinari. In generale l’indagine osserva una più ampia utilizzazione di stage e tirocini nei gruppi delle professioni sanitarie, insegnamento, chimico-farmaceutico, educazione fisica ed agrario. Nel gruppo giuridico solo 13 laureati su cento hanno svolto un’attività di tirocinio formativo riconosciuta.
Secondo l’indagine AlmaLaurea, anche il 42% dei diplomati 2012 delle scuole secondarie superiori ha svolto uno stage previsto dai programmi scolastici: il 23% ha svolto stage di lunga durata (oltre 150 ore), il 29% stage intermedi (81-150 ore) e il 48% stage entro le 80 ore. Lo svolgimento di queste attività formative, sia per diffusione sia per durata, risente ovviamente del fatto che negli indirizzi professionali queste attività formative sono praticamente obbligatorie. In ogni caso, gli stage sono rari (meno del 15% degli studenti) solo nei programmi didattici del liceo classico e del liceo scientifico. Nella grande maggioranza dei casi gli studenti che hanno svolto questa attività formativa hanno dichiarato che i compiti sono stati assegnati in modo chiaro (93%), che lo stage è stato organizzato efficacemente (92%), è risultato utile per la formazione (88%) e l’attività di tutoraggio è stata soddisfacente (88%). La valutazione degli stage è risultata più positiva proprio dove questa esperienza formativa è più diffusa (cioè negli indirizzi professionali e tecnici).