Il gas migra dal suolo (o dai materiali da costruzione) e penetra all’interno degli edifici scolastici attraverso le fessure (anche microscopiche), gli attacchi delle pareti al pavimento, i passaggi dei vari impianti (elettrico, termico, idraulico).
Di conseguenza, i livelli di radon sono generalmente maggiori nelle cantine e ai piani bassi. A tal proposito si ricorda che il D.Lgs. 241/00, recependo la direttiva 96/29/EURATOM, stabilisce i limiti di concentrazione media annua di radon nei luoghi di lavoro ed, espressamente, anche nelle scuole; in particolare, per le scuole dell’infanzia e dell’obbligo, il limite (chiamato livello d’azione) è fissato in 500 Bq/m3.
Per le scuole in cui almeno in un locale sia stato riscontrato un superamento del limite di 500 Bq/m3, la normativa prevede che entro tre anni vengano attuate opportune azioni di mitigazione (la misura di concentrazione media annua di radon in aria è obbligatoria solo nei locali interrati ed eventualmente seminterrati dei luoghi di lavoro, degli asili nido e scuole materne e dell’obbligo).
Da considerare inoltre che il principale danno per la salute legato all’esposizione al radon è un aumento statisticamente significativo del rischio di tumore polmonare. A livello mondiale, il radon è considerato il contaminante radioattivo più pericoloso negli ambienti chiusi ed è stato valutato che il 50% circa dell’esposizione media delle persone a radiazioni ionizzanti è dovuto al radon.
Per quanto detto, ne consegue che fare lezione ai piani bassi delle scuole, o peggio nei laboratori seminterrati, aumenta in particolari condizioni ambientali, il rischio di esposizione al Radon.