Chi lo ha detto che l’educazione e l’apprendimento didattico debbano esaurirsi esclusivamente dentro la scuola? Si tratta di uno dei punti fondamentali di Francesco De Bartolomeis, professore emerito dell’Università di Torino, pedagogista e studioso di problemi d’arte.
È Accademico ad honorem dell’Accademia Albertina di Torino.
Inoltre è uno dei protagonisti più autorevoli del rinnovamento della pedagogia e della cultura italiana dal dopoguerra a oggi.
A tal proposito, dal 12 luglio è disponibile il libro “Fare scuola fuori della scuola”, curato dal professore Enrico Bottero, collaboratore de La Tecnica della Scuola, in cui si cerca di dare una risposta alle domande storiche di De Bartolomeis come “l’innovazione nella scuola (programmazione, metodologia della ricerca, laboratori, cooperazione tra gli insegnanti, superamento dell’unità aula e dell’unità classe ecc.) ha un senso solo se accompagnata da un’estensione delle attività educative fuori della scuola. Ma con quali obiettivi? Con quali metodi? Con quali innovazioni nei programmi didattici, nei comportamenti di insegnanti e allievi?
Sul volume edito da Aracne Editrice, emerge così la possibilità di realizzare un sistema formativo allargato che vede collaborare soggetti diversi per garantire il diritto all’educazione come bene collettivo.
Il sistema dei laboratori non venne proposto come semplice accompagnamento delle attività scolastiche ma puntò a diventare l’ossatura della scuola stessa. La proposta del sistema dei laboratori contribuì a dare contenuto metodologico alla nascente scuola a tempo pieno mentre fuori della scuola indicò vie nuove ai servizi educativi territoriali.
Essa segnò uno dei momenti più innovativi della nostra recente storia dell’educazione accompagnando la stagione dei diritti degli anni Sessanta e Settanta.
La pratica dell’arte ha costituito un riferimento importante della sua attività formativa: conduzione, spesso con la collaborazione di artisti, di laboratori di educazione artistica produttiva, spaziando dai bambini e dalle bambine agli adulti, insegnanti e non.
Ricordiamo tal proposito che La Tecnica della Scuola ha realizzato un‘intervista al centenario pedagogista.
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