Secondo il parere di Stefano Fassina, la campagna «Io non voto il Pd» cresciuta nelle scuoleha contribuito in modo significativo all’aumento dell’astensione e anche al travaso di voti verso altri partiti. Infatti nell’ultima tornata del voto amministrativo del 31 maggio 2015 rispetto alle elezioni europee il Pd ha perso 2.143.003 voti, 1.083.557 rispetto alle politiche 2013, 600 mila rispetto alle regionali del 2010. In un’intervista pubblicata su Il Manifesto (ci sono risposte decise che richiamano il Partito Democratico alle sue responsabilità operative. A tal proposito Fassina dice: “Il governo presieduto dal segretario del Pd ha compiuto svolte liberiste sul lavoro e sulla scuola, plebiscitarie sulla democrazia. I nostri elettori le hanno rifiutate perché sono decisioni che aggravano le condizioni economiche e alimentano la spinta delle forze antisistema che raccolgono la sofferenza sociale. In Veneto e in Umbria c’è stato il peggiore risultato della nostra storia. In Toscana un livello di astensione mai raggiunto prima. Al di là delle specificità regionali, questo voto è un segnale politico chiaro per il governo “.
Mentre per quanto riguarda la scuola afferma: “Continuo a sperare in una correzione del Ddl scuola, dopo uno sciopero generale a cui hanno partecipato oltre 600 mila docenti e personale Ata. Mi auguro che i gruppi parlamentari, più che Renzi, abbiano un sussulto di autonomia. Se non ci sarà, dopo un risultato elettorale così evidente, allora credo che un cambiamento politico sia irreversibile e dovremo cercare altre strade per rispondere alle domande della scuola, dei precari, delle partite Iva. Il Pd è ormai sintonizzato su Marchionne e sulla finanza internazionale“.