Non ha detto il cognome, né dove e in quale scuola insegna esattamente; più genericamente si è qualificato come docente in un istituto della provincia di Messina, che si chiama Mario e di essere disperato. Nel corso della trasmissione, riportano le agenzie, si sfoga dicendo che i politici sanno solo chiacchierare, ma “poi non fanno niente” e che ormai “siamo al limite della sopportazione”.
Continuando nella sua invettiva, dice appunto di essere un insegnante “uno di quelli che è rimasto fregato dalla Fornero, però ho un’azienda agricola, una cooperativa di cui sono presidente. Ho due figli che hanno due aziende agricole, però siamo disperati, ci stanno distruggendo, stanno distruggendo il nostro lavoro”.
Il conduttore della trasmissione allora gli chiede cosa intenderebbe fare di fronte alla distruzione del suo lavoro di imprenditore, visto che dei problemi della scuola non parla, e l’uomo non risponde: “L’unica cosa sarebbe circondare il parlamento, prenderli tutti, farli fuori tutti”.
“Ma farli fuori come, scusi?”, chiede ancora Cruciani.
“Farli fuori fisicamente, perchè questa gente qua non ha capito che la gente è allo stremo”. Capendo che l’ha detta grossa, troppo grossa, il docente aggiusta subito dopo il tiro e dice che bisognerebbe “farli fuori politicamente, ma siccome non si può “bisogna pensare alla violenza, però non mi va bene la violenza sulle strade. Bisogna circondare Roma, costringerli alla resa”, con riferimento evidente a una espressione cara al movimento del 5 Stelle, anche se probabilmente non ne ha capito il significato.
E infatti, durante il suo intervento alla radio, aggiunge che forse si potrebbe sparare ai politici coi fucili “perchè questa gente non è degna di stare in parlamento, è gente mafiosa”. Ma lo sproloquio demagogico non finisce, il sedicente professore di chimica asserisce pure che si sta organizzando e che sta cercando a dare una mossa ai suoi studenti “ai giovani dico di svegliarsi, di fare delle assemblea, di discutere”.
E infatti sembra proprio che sia nelle sue intenzioni di mandare avanti gli alunni allo sbaraglio e lui magari stare dietro le fila, dal momento che un docente, di fronte ad affermazioni così pesanti, avrebbe dovuto quantomeno dare, civilmente e onestamente, tutte le proprie referenze, a partire dal cognome e finendo alla sua attività didattica in classe, demagogia a parte.
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