Le operazioni militari contro Hamas in corso sul suolo della Striscia di Gaza – ridotta oramai ad una lingua di terra sottoposta a continui bombardamenti, distruzione e mancanza di rifornimenti – hanno provocato notevole indignazione e disappunto in termini di effetti operativi ed umanitari in seno alla Comunità internazionale circa i drammatici effetti sulla popolazione civile. Questa è risultata bersaglio delle operazioni anche se ha trovato rifugio in edifici civili quali scuole ed ospedali locali ed internazionali – in quest’ultimo caso colpiti in più occasioni da ordigni esplosivi ad ampio spettro – ove si sono registrati migliaia di decessi. Il taglio inoltre delle utenze – elettricità, gas ed acqua – per quest’ultima va considerato inoltre un regime pluviometrico di portata decisamente arido – ha indignato ulteriormente il grande pubblico, il quale ha reso inoltre noto il suo disappunto per la limitazione dei rifornimenti minimi necessari alla popolazione della Striscia – evacuata parzialmente verso sud – con la certezza conseguente di catastrofe umanitaria. Gli studenti di tutto il mondo, specie di Regno Unito, Belgio e Francia, hanno dato seguito alla loro indignazione attraverso occupazione degli istituti e proteste varie con annesse assenze di massa.
Venerdì 17 novembre centinaia di migliaia di studenti delle scuole e delle università anglosassoni si sono uniti agli scioperi in solidarietà con la popolazione palestinese. Alunni e docenti di tutte le età hanno partecipato agli scioperi, avviati sui gruppi WhatsApp, a Londra, Glasgow, Manchester, Luton, Burton on Trent e altrove. La studentessa Ayah era una degli oltre 1.000 studenti e genitori che si sono uniti a una manifestazione fuori dal municipio di Redbridge a Ilford, a est di Londra. intervistata da un quotidiano locale ha dichiarato: “Ero alla manifestazione di Londra sabato, è stato fantastico, è venuta tanta gente. Penso che dobbiamo andare avanti”. Ayah si recs alla Beal High School, dove gli studenti si sono organizzati per non partecipare a un incontro con il deputato laburista locale Wes Streeting all’inizio di questo mese per via della controversia in corso. “Circa il 90 per cento di noi non ha partecipato a quell’assemblea”, ha detto. “Non volevamo sederci e ascoltare qualcuno che sostiene quanto accade a Gaza”. Ha aggiunto inoltre: “Le persone sono state escluse dai lavori dell’assemblea perché indossavano distintivi o qualsiasi cosa che mostrasse sostegno alla Palestina. Non è giusto. C’è questo doppio standard. La scuola dice che la Palestina è troppo politica, ma perché invitare deputati a parlare?”. Studenti e genitori hanno recitato poesie e tenuto discorsi davanti alla folla.
Il Ministero dell’Istruzione britannico ha affermato che migliaia di alunni di Bristol hanno presentato una petizione per il cessate il fuoco, e eventi simili hanno avuto luogo anche a Londra e Glasgow. Il Dipartimento dell’Istruzione ha sottolineato che gli studenti dovrebbero rimanere a scuola piuttosto che “perdere” delle lezioni. I bambini non dovrebbero saltare la scuola per unirsi alle manifestazioni filo-palestinesi, ha detto l’ispettore capo dell’Ofsted, Amanda Spielman. Costei ha dichiarato: “Mi preoccupa quando i ragazzi vengono ritirati da scuola per qualcosa che ovviamente non è qualcosa come una visita medica. Questa è chiaramente un’attività politica. È molto importante che ciò non si ripercuota a scuola.” Ha inoltre insistito sul fatto che nell’autunno 2022, quasi un quarto (24,2%) degli alunni in Inghilterra erano “continuamente assenti”, il che significa che hanno perso almeno il 10% delle lezioni scolastiche su base annuale. Anche la comunità studentesca del Belpaese, da Nord a Sud, ha mostrato vicinanza nei confronti della popolazione civile palestinese, alla pari dei coetanei europei. Cortei, striscioni, occupazioni e sit-in, con annesse petizioni sottoposte alle autorità le principali forme di azione. Solo nella Capitale sono 3 i licei occupati da parte degli studenti per solidarietà anche in relazione alla Giornata Internazionale dello Studente tenutasi il 17 novembre scorso. La seconda settimana di novembre si è annunciata calda, in quanto dei collettivi per singole scuole si sono opposti alla nuova Legge di Bilancio per l’Istruzione e dell’abolizione del PCTO organizzando cortei ed occupazione dei singoli plessi.
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