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Fauzia e Amina, anche le donne afgane possono farcela

Fauzia e Amina sono due ragazze afgane poco più che adolescenti che vivono in uno dei quartieri più poveri di Kabul, il distretto 8: al termine della scorsa estate entrambe si sono iscritte ai corsi di Ristorazione e Gestione Mensa della Cooperazione italiana: qualche giorno fa sono state assunte dall’Ariana Airlines, la compagnia di bandiera afgana, per preparare i servizi di ristorazione per i passeggeri.
È una storia a lieto fine, quella di Fauzia e Amina, che riassume al meglio il prezioso lavoro che svolge la Cooperazione Italiana allo sviluppo impegnata in Afghanistan per formare professionalmente, ma non solo, le donne di un Paese dove il tasso di alfabetizzazione femminile è fermo al 12,6%, il più basso di tutta l’Asia.
La preziosa opera del nostro organismo – attivo in Afghanistan dal 2004 – ha portato nei giorni scorsi ben 370 giovani donne di Kabul a ricevere un riconoscimento importante: un diploma per aver concluso i percorsi professionali in Informatica, Lingua Inglese, Ristorazione e Gestione Mensa. Donne che saranno premiate direttamente dalle più alte cariche del Ministero degli Affari Femminili a Kabul (MoWa).
Sino ad oggi il programma di istruzione, formazione professionale e avviamento all’impresa ha raggiunto circa 2.000 beneficiarie, che in questo modo hanno imparato a tagliare le pietre e fare gioielli, a cucinare e gestire un ristoro, a mettere insieme lampade fotovoltaiche: qualche impresa è riuscita ad essere sostenibile, come il ristorante Mustari all’interno del ministero afgano degli Affari femminili.

L’obiettivo raggiunto è notevole perché si va a realizzare in un contesto dove le donne hanno un accesso all’educazione e alla formazione professionale a dir poco difficoltoso: esattamente come non hanno facile accesso al possedimento della terra, allo stesso modo non possono accedere all’impiego e al lavoro. Il loro genere sessuale le porta forzatamente a dipendere da mariti, padri e fratelli per qualsiasi decisione e per la loro sopravvivenza.

Alessandro Giuliani

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