Due delegati comunali a “Istruzione” e “Famiglia e valori non negoziabili” di Fratelli d’Italia hanno intimato, scrivendo su carta intestata del partito della premier Giorgia Meloni, alla dirigente scolastica del liceo Marco Polo di Venezia di bloccare le iscrizioni dei ragazzi con “carriera alias”, vale a dire i percorsi scolastici che consentono agli studenti transgender di sostituire il nome anagrafico ricevuto alla nascita.
E hanno pure aggiunto che in caso contrario la preside esporrebbe gli stessi insegnanti ad essere perseguibili di reato, perché la pratica sarebbe contraria all’art. 479 del codice penale, che punisce la falsità ideologica.
La destra, come si vede, non tollera le libertà costituzionali garantite ai cittadini e per chi non ha le stesse visioni del mondo, fa scattare le minacce sventolando presunti obblighi di legge.
Tuttavia, la preside del liceo, dopo avere ricevuto lettera dai vertici locali di Fratelli d’Italia, non solo è rimasta sulla sua posizione, ma ha definito quelle richieste “irricevibili”. Riporta infatti il Corriere del Veneto:
“A prescindere dall’approccio non approfondito e non consapevole, che cita leggi senza che vi siano effettivamente delle connessioni, la cosa che più mi ha irritato sono le conclusioni della mail. Dichiarano infatti di ritenere inopportuno che la scuola si faccia carico di inserire la carriera alias nel Ptof. Loro? Lo ritengono inopportuno? Ma un partito politico a che titolo si sente in diritto di scrivere ad una scuola esprimendosi sul documento che la scuola redige, sentito il consiglio di istituto e il collegio docenti? Non hanno rispettato i ruoli. Non hanno rispettato l’autonomia. Prima di mandare un documento ad un dirigente scolastico poi dovrebbero capire di cosa parlano. La carriera alias da noi c’è dal 2021 ed è stata approvata all’unanimità delle componenti del consiglio di istituto”.
Intanto la dirigente, dopo avere informato dell’accaduto il corpo insegnante, ha confermato che il liceo proseguirà sul percorso “perché per noi queste sono questioni etiche, non politiche”.
Scrive a suo sostegno il coordinamento regionale della Rete studenti medi: “Siamo di fronte all’ennesima strumentalità della destra più becera chiedere di venire riconosciuti con il proprio nome, tra l’altro solo all’interno dei documenti inerenti alla scuola, in modo tale da poter avere dei luoghi di istruzione sicuri e in cui tutti si possano sentire a casa mi sembra più che legittimo e di semplice applicazione. Le carriere alias nelle università sono la normalità da ormai tantissimi anni; il lavoro fatto da studenti, docenti e presidi finalmente anche nelle scuole superiori non deve aver messo in difficoltà”.