L’ultima grande riforma della scuola del Pd non si può stravolgere, sarebbe un grave errore: lo chiede al nuovo Governo e, soprattutto, al prossimo responsabile dell’Istruzione nazionale, la ministra uscente Valeria Fedeli, interpellata sull’esecutivo gialloverde in procinto di essere ufficializzato.
A margine di un appuntamento svolto a Torino, la quasi ex titolare del Miur ha detto di volere “misurare le scelte del futuro Governo sui fatti. Negli altri paesi europei ci sono toni accesi in campagna elettorale, ma ci sono cose fondamentali che non vengono radicalmente modificate a seconda del Governo. L’auspicio è di essere anche noi un po’ più europei”. E la riforma della scuola, fa intendere Fedeli, è una di queste parti da considerare “intoccabili”.
Certo, non si può lasciare tutto immutato: “è normale – ha aggiunto – che chi arriva voglia ulteriormente innovare. Non voglio avere un atteggiamento pregiudiziale, non mi appartiene anche se ovviamente sono rimasta perplessa avendo visto come si è arrivati a questo contratto fra M5s e Lega”. Il concetto che intende esprimere è chiaro: sarebbe un errore stravolgere quanto fatto negli ultimi tre anni.
Fedeli si riferisce proprio alla Buona Scuola, la legge 107/15, pur senza citarla. “Credo sia importante che chi viene al Ministero dell’Istruzione – ha tenuto a dire – guardi con oggettività le cose che sono state fatte, le innovazioni, la qualità, il forte investimento economico. Mi auguro che non tornino indietro e non taglino le risorse per la scuola, perché se non investiamo su istruzione, università e ricerca non avremo crescita economica”.
Ma cosa pensa del nuovo Governo la Fedeli? “Nessun atteggiamento pregiudiziale”, risponde. Si vuole riservare una valutazione oggettiva dei fatti, sempre nella speranza “di essere un po’ più europei”.
A leggere il Contratto di Governo M5S e Lega, però, le cose non stanno proprio così come auspica la ministra uscente. E la Fedeli lo sa bene, visto che solo qualche giorno fa ha detto che “la Scuola non è centrale”. Non solo: nel mirino dei due partiti ci sono diverse disposizioni introdotte proprio con la Legge 107 del 2015: la chiamata diretta, l’alternanza scuola-lavoro, le assunzioni tramite algoritmo e via dicendo.
Insomma, quelle della Fedeli sembrano più delle parole per puntualizzare la contrarietà verso un progetto già definito e decisamente in controtendenza alle disposizioni imposte dal Partito Democratico nel corso degli ultimi due governi.
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