Una soluzione degna del principe Fabrizio di Salina quella trovata dal Presidente Mattarella, che ha deciso di conferire, a dispetto del verdetto popolare del 4 dicembre, un incarico plenipotenziario di governo a Gentiloni, anziché optare per un governo di scopo che portasse gli italiani al voto dopo aver risolto il nodo della legge elettorale: passa insomma il principio del “bisogna che tutto cambi perché tutto rimanga com’è”.
Significativo però è che dopo un lungo elenco di riconferme e di rimpasti di tutti i ministri del governo precedente, uno solo sia il nome nuovo uscito poco prima dalle indiscrezioni di palazzo, dopo diversi altri (Malpezzi, Puglisi, Pera) quello del ministro all’istruzione Valeria Fedeli, ex sindacalista Cgil del settore tessile.
La neo-ministra si definisce:” una sindacalista pragmatica,[..] femminista, riformista, di sinistra”. Siamo ben lieti che questo incarico sia stato affidato ad una personalità che, per sua stessa definizione, sembra rispecchiare le nostre posizioni e che sicuramente, vista la provenienza sindacale, avrà le competenze e la sensibilità giusta per porre rimedio a tutte le nefaste conseguenze della” buona scuola”.
Tanto per cominciare, entro il 13 gennaio dovrà dirci cosa ne sarà delle 9 deleghe in bianco. Finalmente avremo la speranza di risolvere i problemi della mobilità su ambito e con algoritmo, ripristinando quella su scuola con criteri trasparenti, di eliminare il bonus di merito, che premia il tanto sommerso svolto dai docenti in ore sottratte alla didattica curricolare, di rinnovare il contratto collettivo nazionale scaduto ormai da anni, risolvendo così finalmente, con una retribuzione adeguata al costo della vita, il problema delle cattedre scoperte al nord.
Sicuramente la nuova Ministra non vorrà consentire che gli alunni vadano a lavorare gratis per 200 o 400 ore per il Mac Donald’s e consentirà agli studenti di scegliere se e presso quale azienda effettuare l’alternanza scuola-lavoro, fuori dal tempo da dedicare allo studio.
Non potrà di certo tollerare la nuova ministra che i dirigenti scolastici diventino i faccendieri dei politici o degli imprenditori per ottenere i finanziamenti con cui portare avanti i progetti formativi della Scuola dell’autonomia senza oneri per la finanza pubblica!
Di certo, un rimedio si troverà anche per i docenti potenziati senza mansioni e per gli insegnanti diseredati rimasti fuori dal piano assunzioni con diritto a lavorare solo per altri 36 mesi dal 1 settembre 2016.
Meno male che abbiamo ottenuto, in questo rimpasto, una Ministra di provenienza sindacale che con la sua pluriennale esperienza saprà risolvere tutti questi problemi, e che magari terrà anche presente che c’è una legge di iniziativa popolare, alla quale il suo sindacato di provenienza ha dato un buon contributo, depositata per ben due volte in parlamento che sarà aggiornata entro gennaio. Questo sarà l’apporto che avrà dal mondo della scuola, che è vigile e non ama certo rimanere in disparte di fronte alle riforme che lo riguardano.
Oggi, visto che tutti gli operatori e gli utenti attendono dalla nuova insediata un serio e drastico cambiamento di rotta, non possiamo che augurarle buon lavoro!