L’intesa del Partito Democratico con il Movimento 5 Stelle è lontano dal compiersi. Soprattutto per via della distanza abissale sulle politiche scolastiche. Noi lo sosteniamo da tempo (come si comporterebbe il Pd su tanti provvedimenti introdotti con la L.107/15 e che il M5S vuole cancellare tutti i costi?) e dello stesso avviso si sono detti diversi esponenti del Pd.
Tra costoro c’è anche la ministra uscente dell’Istruzione Valeria Fedeli: intervenendo domenica 29aprile alla trasmissione Omnibus su La7, la responsabile del Miur ha detto che “se il Movimento 5 Stelle rimane con queste opinioni di merito su quanto fatto sulla scuola dal Governo Renzi e dal Governo Gentiloni ovviamente non ci sono i margini per una intesa”.
Il problema di fondo rimane quello di interpretazione delle leggi contenuti nella riforma Renzi-Giannini: per il M5S deve essere cancellata; per il Pd solo modificata.
“Ovviamente ci sono delle cose si possono implementare e migliorare – ha sottolineato la ministra – ma se si parte così, vuol dire in realtà che il Movimento Cinque Stelle non intende fare una intesa, un contratto come lo chiamano loro, con il Pd. Loro non possono dire che abbiamo sbagliato tutto”.
Sempre nel corso della trasmissione televisiva, la Fedeli ha chiesto ai maestri con diploma magistrale di sospendere lo sciopero della fame avviato il 28 aprile, seguito della loro esclusione dalle GaE per via della sentenza negativa del Consiglio di Stato del 20 dicembre scorso, la cui conclusione è prevista per il 4 maggio con il caso che nel frattempo è diventato politico.
Secondo la ministra, questi maestri “si fanno un danno e non voglio che abbiano anche un danno personale e fisico. All’unico sindacato che li sta sostenendo (probabilmente il riferimento è all’Anief n.d.r.), siccome è venuto al tavolo, si è confrontato e si continua a confrontare, dico che sa bene che la loro soluzione la si ottiene in Parlamento”.
La Fedeli ha quindi ricordato che occorre una modifica delle norme contrarie all’inclusione dei docenti diplomanti magistrale nelle GaE e alla loro immissione in ruolo. E che superi anche, a questo punto, quanto indicato dall’adunanza plenaria alcuni mesi fa. I maestri, comunque, lo sanno bene: la loro protesta intende proprio sensibilizzare amministrazione e parlamentari a cambiare le regole che al momento li penalizzano.
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