Come cambierà la scuola italiana secondo la ministra Valeria Fedeli?
Cambiando la riforma dopo l’approvazione degli 8 decreti attuativi e dopo avere ascoltato associazioni e sindacati in audizione: “Ora ne vedremo i risultati”, conferma la ministra nel corso di una intervista al Messaggero.
Ecco comunque tutti i punti toccati dalla Fedeli e riportati dal giornale romano a firma di Lorena Loiacono:
Esami di stato
La commissione ha bocciato il decreto del governo. Nel parere formulato dai parlamentari, si chiede di dare carta bianca ai consigli di classe: l’obbligo di sufficienza in tutte le materie deve rimanere, ma si concede ai docenti la libertà di fare eccezioni per i singoli casi, evidenziando gli eventuali 5 o 4 (che quindi peserebbero sul voto finale). Paradossalmente però si otterrebbe anche il risultato di far arrivare all’esame studenti che hanno una media più bassa del 6.
Precariato
Troppi supplenti e troppi trasferimenti dei docenti di ruolo: quest’anno sono stati infatti 142mila i contratti a termine, nonostante le 100mila immissioni in ruolo del 2015, e ben 207mila le richieste di trasferimento per la mobilità straordinaria. Uno tsunami che ha travolto soprattutto la didattica. Anche quest’anno sarà possibile spostarsi ma la mobilità sarà ordinaria e parziale, così come le assegnazioni provvisorie saranno più controllate.
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Erasmus
Sarà più semplice e per tutti, studiare in un Paese europeo. Per la ministra Fedeli, infatti, è necessario «dare un’accelerata al progetto, oggi riservato solo all’1,2% della popolazione giovanile interessata. Le risorse sono state già incrementate, ma faremo ancora di più perché aumentino le possibilità di partecipazione, aprendo anche ai giovanissimi studenti delle scuole e anche a Paesi non dell’Unione europea».
Stipendi e contratto
Per quanto riguarda i contratti invece, secondo la ministra un’intera categoria è in attesa del rinnovo del contratto, fermo da 7 anni. La firma potrebbe arrivare entro l’anno e porterà con sé circa 85 euro di più in busta paga. Per gli insegnanti resta l’incognita della chiamata diretta, affidata ai presidi ma ancora in attesa di norme precise per l’attuazione, e una selezione più dura e lunga, con 3 anni di formazione dopo il concorso, per l’accesso all’insegnamento. Per il sostegno inoltre saranno necessari 120 crediti formativi, rispetto ai 60 attuali.
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