Continua la trattativa sul rinnovo del contratto scuola. Il confronto riprenderà la prossima settimana (precisamente giovedì 11 alle 14.30) e l’esito della trattativa è lontana dall’essere definito.
Tanti nodi non sono stati ancora sciolti e uno in particolare riguarda l’inserimento nel contratto dei fondi destinati al bonus merito e ai fondi per la carta del docente. Si parla di 580 milioni di euro (200 del bonus e 380 della carta) che secondo i sindacati andrebbero inseriti nel contratto e spalmati per tutti. Non è però così semplice.
L’Aran, nell’incontro di giovedì 4, ha detto che una tale decisione non è nelle sue competenze e spetta al governo deciderà (e il Parlamento sciolto non può cambiare la legge 107). La partita, dunque, si gioca sulla legge 107 con i sindacati decisi scardinarne l’impianto centrale. Proprio su questo punto, riporta Il Messaggero, rischia di impantanarsi la trattativa.
Come già scritto da La Tecnica della Scuola, si è molto lontani dagli 85 euro medi di aumento previsti. Al momento però si arriva a 75 euro circa e il problema riguarda proprio le fasce con retribuzioni più basse. Giovedì prossimo si dovrà individuare l’elemento di perequazione per coprire le categorie con buste paga più basse che non arrivano agli 85 euro di aumento.
La sola strada percorribile – come già sottolineato da questa testata – è quella di far partire il contratto dal 1 marzo risparmiando così due mesi di retribuzioni. Il nodo però non sarebbe sciolto e andrebbe affrontato nel 2019 quando il prossimo governo dovrà trovare i fondi necessari per coprire i due mesi non finanziati nel 2018.
Il governo, invece, scarta ad oggi, la possibilità di utilizzare i fondi della Buona Scuola. La richiesta dei sindacati è irricevibile.
Si cancellerebbero le maggiori novità della Buona Scuola e su questo la ministra Fedeli non vuole sentirne. Inserire i 200 milioni del merito equivale a toglierli dai premi individuali come prevede la 107, per quanto concerne i 500 euro di carta del docente, lo ribadiamo ancora, ora sono netti, in busta paga sarebbero tassati e quindi dimezzati.
Tra l’altro fino al settembre 2018 i fondi del merito e della Carta risultano di fatto già impegnati per gli scopi previsti dalla legge (i soldi della Carta, anzi, sono già stati persino accreditati ai docenti). Qualunque decisione, in questo senso, venga presa al tavolo contrattuale non potrà che decorrere dal settembre 2018.
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