Basta sparlare dei docenti nelle chat: i genitori degli alunni facciano i genitori. A dirlo, senza troppi giri di parole, è stata la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, che entra a gamba tesa su quelle mamme e papà che poco elegantemente criticano, a volte anche in modo duro, l’operato degli insegnanti dei figli utilizzando il mezzo di comunicazione più in voga del momento: WhatsApp.
La presa di posizione arriva nel giorno in cui il direttore del Foglio, Claudio Cerasa, lancia un appello contro gli inopportuni gruppi WhatsApp dei genitori a scuola: “hanno fatto più danni le chat di mamme e papà trasformati in sindacalisti dei figli che vent’anni di riforme”, scrive il giornalista.
“Non voglio farla troppo lunga – replica la Fedeli -, ma se è vero che è bene che i genitori si occupino di cosa succede alle loro figlie e ai loro figli durante l’orario scolastico, è anche vero che non devono sostituirsi al personale docente, o denigrarlo. L’obiettivo però si raggiunge non con le censure, non con le ‘leggi contro’. Ma creando le condizioni affinché si instaurino un clima di fiducia e un dialogo caratterizzato dal rispetto delle reciproche funzioni e responsabilità, senza mai confonderle o negarle”.
La responsabile del Miur ritiene che “i genitori devono fare i genitori e non i professori, con improvvisate chat. E i professori devono sapere che nell’esercizio della loro competenza e professionalità, che è determinante per le nuove generazioni, devono relazionarsi con i genitori avendo l’obiettivo di non determinare una cesura o addirittura un conflitto tra scuola e famiglia”.
E ancora: “Le condizioni affinché ciò avvenga le abbiamo create, con il precedente e con l’attuale governo, mediante misure che – conclude la ministra – vanno ora accompagnate, come sempre, nella loro attuazione affinché siano efficaci. E ciò richiede che l’insieme della società sappia riconoscerne ragioni e finalità, e sostenerle”, conclude Fedeli.
Su questo argomento: “La scuola, la chat e il cambiamento epocale“.
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