“Classi troppo omogenee, con alunne e alunni ‘raggruppati’ per ‘bravura’, rappresentano un fenomeno contrario ai principi della nostra Costituzione, che va arginato”.
Lo ha detto la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, in un intervento su Repubblica sul tema delle ‘classi ghetto’ sollevato dal quotidiano nazionale.
Sul tema, la ministra ha detto che “lavorare in classi disomogenee è più difficile. Ma la missione della scuola è quella di fare di ogni differenza una ricchezza”.
Fedeli annuncia poi che entro l’autunno un gruppo di lavoro “avanzerà proposte concrete per sostenere insegnanti e dirigenti nella loro missione educativa, per un effettivo contrasto della dispersione scolastica”.
“La povertà educativa – ha detto ancora la responsabile del Miur – è la madre di tutte le povertà” e cominciamo “dalle periferie, dove le scuole possono diventare avanguardie di sperimentazione educativa”.
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Fedeli ha aggiunto che lo studio va inteso anche come “rimuovere gli ostacoli, essere punto di riferimento e luogo di riscatto sociale: la nostra scuola pubblica già oggi fa tutto questo”.
Lo dicono gli ultimi dati Ocse. Ma ci sono altri risultati, come quelli dell’Invalsi, riproposti lo stesso giorno al Miur, che “evidenziano un fenomeno che non possiamo sottovalutare”.
“Nel nostro Paese, in particolare al Sud, – ammette Fedeli – la variabilità dei risultati fra le classi, nelle prove nazionali di matematica e italiano, è ancora troppo alta” anche se la situazione “è in miglioramento”: “I dati aggiornati, che proprio oggi saranno presentati al Miur, parlano di un media nazionale”, in matematica, “del 7,9%, con il Sud che scende all’11%. Ci stiamo riavvicinando a quella media del 5-6% che dovrebbe rappresentare lo standard”, conclude la ministra.
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