Sbaglia chi pensa che l’insegnamento sia una missione: chi forma i giovani svolge una professione rilevante che richiede delle competenze adeguate.
A sostenerlo è stata la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, durante un incontro alla Cgil, tenuto il 12 luglio.
Parlando della composizione del corpo insegnante italiano, a forte maggioranza femminile (soprattutto nel primo ciclo) e le sue caratteristiche, la responsabile del Miur ha tenuto a dire che “storicamente nella scuola italiana si è pensato che siccome sei donna sembra quasi che hai caratteristiche ‘naturali’ per esercitare una funzione con bambini di minore età, nella scuola dell’infanzia o primaria”, considerando l’insegnamento come una missione e non come una professionalità.
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Ecco chiarito, quindi, il concetto espresso qualche giorno fa sempre dalla ministra, a proposito del fatto che in Italia insegnerebbero pochi uomini anche perché gli stipendi sono esigui.
“Questo è un primo limite storico: il fatto di non considerare il rapporto educativo come un percorso che va da 0 anni” fino alla fine del percorso di studi: “ogni rapporto educativo è competenza e professionalità”, ha detto ancora la Fedeli.
Per poi concludere, ribadendo che “ogni rapporto educativo ha bisogno di competenza, professionalità e studio: quella dell’insegnante è una delle professionalità più importanti per il paese, perché strettamente collegata alla sua crescita”.
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