La ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, intervenendo alla firma di un accordo finalizzato alla realizzazione di progetti a favore di studenti che hanno scelto la lingua cinese come materia curriculare, ha detto: “Il Convitto è una realtà virtuosa nel panorama scolastico italiano. Soprattutto dal punto di vista dell’internazionalizzazione”. Si tratta di un percorso “di fondamentale importanza in linea col perseguimento non solo degli obiettivi di Europa 2020, ma anche dell’agenda 2030 dell’Onu del 2015, segno fondamentale di cambio necessario. Il convitto appare così come un esempio di integrazione delle politiche educative nazionali e internazionali”, osserva la Fedeli.
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Per la Ministra, “le intese firmate dall’istituto rafforzano il pilastro dell’internazionalizzazione arricchendolo con la filiera dell’alternanza scuola-lavoro, tutta focalizzata sul rapporto con la Cina, soprattutto nei settori scientifici e tecnologici”. “L’alternanza – assicura la Fedeli – è uno dei punti più innovativi della riforma della Buona Scuola per venire incontro all’esigenza di formare i giovani anche con specifici percorsi extra-scolastici per creare un bagaglio di competenze finalizzate a un’inserimento consapevole nel mondo del lavoro”.
La ministra ha riconosciuto come valore essenziale della scuola non solo «la costruzione di saperi e competenze fondamentali», ma il fatto di educare ragazze e ragazzi «a crescere come cittadini italiani, europei e del mondo». Più facile in istituti d’eccellenza come il Convitto, «un esempio di integrazione delle politiche educative nazionali e internazionali», molto meno semplice altrove. «Ma quella è la sfida: è una buona pratica che mi piacerebbe fosse estesa: ci impegneremo», ha assicurato Fedeli.
Rinnovando l’impegno a portare in sede europea la proposta che la possibilità dell’Erasmus sia estesa anche alle scuole superiori e che si comincino a ottenere «borse di studio per ragazze e ragazzi di talento che però vengono da famiglie che non possono permettersi di sostenere questi percorsi». La rimozione degli ostacoli al pieno sviluppo della persona umana, come indica l’articolo 3 della Costituzione. Quello che dovrebbe essere l’obiettivo della scuola pubblica, laica, democratica e inclusiva che l’Ocse ancora ci riconosce come merito.
Secondo i numeri forniti dall’ambasciata cinese a Roma, nel 2016 20mila ragazzi cinesi sono venuti a studiare in Italia e 5.000 studenti italiani sono volati in Cina per frequentare corsi accademici di lingua. “I rapporto sino-italiani sono ai massimi storici”, ha dichiarato l’ambasciatore Li Ruiyu. “Quello dell’Alfa Romeo è primo store in Cina, un’eccellenza come Lippi allena squadre cinesi da anni e i rapporti tra Pechino e Roma cresceranno ancora, soprattutto grazie alla strategia di sviluppo ‘One Belt Road’. In futuro, dunque, ci sarà sempre più bisogno di persone che parlino entrambe le lingue”.
I “Matteo Ricci del futuro – ha continuato – sono tra questi ragazzi che studiano il cinese”. Ed è per questo, ha aggiunto Li, che “l’ambasciata donerà 20 borse di studio ai ragazzi che decideranno di proseguire il percorso in Cina”.