Valeria Fedeli, la ministra dell’istruzione, annuncia, che il prossimo 21 novembre, a dieci anni dall’analogo patto fatto dall’allora ministro Fioroni, ci sarà il “nuovo patto di corresponsabilità educativa tra scuola, famiglia e società”.
“Un punto decisivo, un patto essenziale utile a tutti” è il “nuovo patto di corresponsabilità educativa tra scuola, famiglia e società. Il valore della parità”, realizzato dal Centro studi per la scuola cattolica (Cssc), è una sorta di “rivisitazione” del precedente: “Dobbiamo superare – spiega – il burocratismo sul consenso informato che dovrà diventare effettiva e dettagliata conoscenza del Pof che sarà sottoposto alle famiglie per essere messe in condizione di scegliere”.
Finanziamenti europei
Novità anche sul piano economico: Fedeli annuncia che due settimane fa, grazie all’impegno del Miur, nelle regole dei finanziamenti europei, dai cui i Pon sono derivati, è stata inserita anche la scuola paritaria, prima esclusa perché “non considerata scuola pubblica”. Sulla questione del costo standard per alunno la ministra assicura: “Faccio fatica a costruire un gruppo plurale su questo tema, ma lo farò”.
“Il valore della parità è particolarmente importante. Stiamo facendo un lavoro comune sulla stessa qualità di percorso formativo e riconoscimento titoli all’interno di contenitori differenti. Il pluralismo va inteso in questo modo”.
“Abbiamo un tema comune: la scelta di occuparsi di educazione, istruzione e formazione permanente. Il nostro obiettivo comune è costruire nella società delle comunità educanti che hanno lo stesso obiettivo di trasmettere quella larga cultura di valori e di cittadinanza attiva che fa incrociare effettivamente con la costituzione italiana l’insieme delle possibilità del pluralismo educativo di questo Paese”.
nessuna lettura ideologica
Nella Costituzione, spiega la ministra, “c’è un intreccio di articoli che dobbiamo insieme scegliere come tenere insieme, senza letture ideologiche”.
Nel 2000 “è stato compiuto un passaggio fondamentale: la scuola pubblica è fatta sia a gestione statale, sia a gestione paritaria. Anch’io penso ci sia un’incompiuta. Diciassette anni dopo sono convinta che il tema non siano solo le risorse anche se una parità di esercizio educativo presuppone che ci siano. Le gestioni differenti però non sono separate, sono pluraliste”.