Lettera al “Corriere della Sera” del ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, a un mese dalla morte del celebre linguista Tullio De Mauro.
Ecco il testo integrale.
Caro direttore,
è passato un mese da quando il linguista ed ex Ministro dell’Istruzione Tullio De Mauro è mancato. La sua figura illustre ci ha lasciato in eredità una ricchezza che non deve restare confinata nelle pagine dei suoi volumi, ma va fatta rivivere tra i banchi di scuola.
Le studentesse e gli studenti devono poter beneficiare dei suoi anni di lavoro e di ricerca per comprendere quanta identità e quanta cittadinanza risieda nella nostra lingua, l’italiano. E quanto impegno costante ci è richiesto per non disperdere una parte fondamentale di noi. La lingua, come De Mauro ci ha ricordato con chiarezza, è una risorsa che dobbiamo usare con cura, per essere cittadini del mondo e per comunicare gli uni con gli altri al meglio.
Per questo motivo, così come promesso nel giorno della sua scomparsa, come Ministero ci impegniamo concretamente nel tenere viva la sua memoria. Domani invieremo alle scuole una circolare con cui inviteremo tutta la comunità docente, le studentesse e gli studenti, in autonomia o in rete, a celebrare l’eredità del linguista.
Partendo dalle idee e dalla lezione di De Mauro, chiederemo alle scuole di cercare di capire cosa la scuola possa fare per migliorare l’inclusione sociale delle ragazze e dei ragazzi, per ridurre le disuguaglianze. O ancora come tradurre in azioni didattiche concrete l’esigenza di accrescere la padronanza linguistica di studentesse e studenti. Anche nel corso delle Olimpiadi di italiano, una delle competizioni di maggior successo fra quelle organizzate dal Ministero, dedicheremo una riflessione approfondita al nostro ex Ministro e celebre linguista.
Vogliamo stimolare un ricordo attivo – e non la memoria muta – di Tullio De Mauro, attraverso lo studio puntuale e approfondito dei suoi scritti. Affinché le scuole possano offrire alle nuove generazioni occasioni di riflessione sull’importanza di conoscere la propria lingua e di aggiornare continuamente questa conoscenza per combattere l’analfabetismo di ritorno di tanti adulti e per assicurare alle giovani e ai giovani le basi per il plurilinguismo, autentica nuova frontiera della cittadinanza europea. Non può esserci, per l’Italia, un futuro di crescita se non c’è conoscenza del nostro Dna culturale. Dna che De Mauro, attraverso lo studio della lingua, ha saputo valorizzare, facendoci capire che è la base fondante del sentirsi comunità.
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