Personale

Fedeli: linee guida per l’uso del cellulare in classe. Il successore deve attuare le deleghe della 107

Nell’ambito dell’attuazione del Piano Nazionale Scuola Digitale, si attende la circolare attuativa che le rende operativo l’introduzione del cellulare in classe: “Per la circolare – ha detto la ministra all’AGI – bisognerà aspettare la fine della consultazione che aprirò nei prossimi giorni. Spero si possa fare in tempi rapidi ma approfonditi, perché si tratta di una fase molto seria”.

Certamente, bisogna pure sottolineare che manca un mese alle elezioni e sembra proprio che la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli voglia concludere “in bellezza” gli ultimi passi del suo mandato.

Ma tant’è e Valeria Fedeli, fa sapere Agi, dopo avere cancellato il divieto di portare i telefonini in aula, dichiara che si tratta di “uno strumento che facilita l’apprendimento, una straordinaria opportunità che deve essere governata. Se lasci un ragazzo solo con un tablet in mano è probabile che non impari nulla, che s’imbatta in fake news e scopra il cyberbullismo. Questo vale anche a casa. Se guidato da un insegnante preparato, e da genitori consapevoli, quel ragazzo può imparare cose importanti attraverso un media che gli è familiare: internet. Quello che autorizzeremo – ha tenuto a precisare Fedeli – non sarà un telefono con cui gli studenti si faranno i fatti loro, sarà un nuovo strumento didattico”.

Il successore al Miur

Fedeli, parlando poi del suo successore, ha sottolineato, pubblica Agi, che, “per quanto riguarda il mondo dell’istruzione, il governo che nascerà in seguito alle elezioni politiche di marzo dovrà innanzitutto attuare le deleghe che abbiamo fatto con la legge 107. Penso all’istruzione da 0 a 6 anni, alla qualità della formazione professionale e alla qualità e alla forma del nuovo reclutamento dei docenti. Oltre a questo, secondo me, dovrà investire tantissimo nelle competenze e nella professionalità dei docenti, definendole anche meglio. Poi, contrastare sempre di più la dispersione scolastica con una innovazione di contenuto e didattica. Infine, andare avanti con gli investimenti nell’edilizia scolastica, ma anche in quella universitaria, per allargare le possibilità di ingresso all’università e recuperare il gap che il nostro Paese ha rispetto ad altri partner europei per quanto riguarda il numero di laureati”.

Edilizia scolastica

In materia di edilizia scolastica non si parte dall’anno zero, perché in questa legislatura il tema è stato al centro dell’attenzione. Per la prima volta l’Italia si è dotata a maggio 2015 di una programmazione nazionale triennale. Quattro miliardi di euro sono stati spesi a metà settembre 2017 per mettere in sicurezza le scuole, migliorarle e adeguarle alle normative. Quasi 12mila gli interventi fatti, per un totale di poco più di 7.100 scuole interessate (su un totale di 42.000 edifici).

Pasquale Almirante

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