La ministra dell’istruzione, Valeria Fedeli, sulla sua pagina Facebook, pubblica un post nel quale trova parole di ammirazione nei confronti di Melala Yousafzai, additandola come esempio ai giovani:
“Eccomi qui, una ragazza come tante”. Il 12 luglio di quattro anni fa, nella sede di New York delle Nazioni Unite, si presentava così Malala Yousafzai. Era il giorno del suo sedicesimo compleanno ed era passato meno di un anno da quando i talebani avevano tentato di ucciderla.
Malala sapeva di essere sì “una ragazza come tante”, ma anche di parlare per tante e di essere diventata una speranza e un esempio per tante. E ora, ancora una volta, lo ha dimostrato concretamente. Questa settimana Malala ha completato il suo percorso di studi superiore e si è diplomata. Ha dimostrato che si può vincere un Premio Nobel e non accontentarsi, che si può parlare di fronte ai capi di Stato e di governo di tutto il mondo riuniti in una sede Onu e non ritenerlo sufficiente. Ha dimostrato concretamente il senso profondo del suo messaggio: l’istruzione prima di tutto.
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“Abbiamo capito l’importanza delle penne e dei libri quando abbiamo visto le armi”, ha raccontato. Ha capito che gli estremisti hanno paura del potere dell’educazione. Che ovunque ma ancora di più in alcuni Paesi i diritti dei più deboli, a cominciare da quelli delle ragazze, si ottengono se prima di tutto si ottiene il diritto all’istruzione.
“Io non parlo per me stessa ma per dare voce a coloro che meritano di essere ascoltati. Coloro che hanno lottato per i loro diritti”: il diritto all’istruzione, alle pari opportunità, a essere trattati con dignità, a vivere in pace. Un messaggio forte, che i governi devono saper raccogliere e concretizzare.
Malala ne ha parlato e continuerà a farlo. E soprattutto continuerà a dimostrarlo con il suo esempio concreto.
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