Fa discutere un documento redatto da 600 docenti universitari, i quali sostengono che molti dei loro studenti, semplicemente, non sanno l’italiano. Nel documento si legge: “Molti studenti alla fine del percorso scolastico scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente”.
Su “La Repubblica” interviene il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli: “Me ne accorgo tutti i giorni e ne avevo consapevolezza prima di diventare ministra. Incontrerò a breve i promotori della raccolta delle seicento firme, ascolterò da loro quali sono i punti di crisi. Mi do quindici giorni di tempo, poi partirà il primo avviso pubblico per le competenze di base”, prosegue il ministro, per il quale il primo punto di crisi è “la scuola media, un problema conosciuto. Le elementari, in italia, funzionano. E’ alle medie che dobbiamo far crescere la lettura, la scrittura, la capacità di sintesi. I nostri docenti delle superiori e gli esperti dell’invalsi ci aiuteranno a capire. Abbiamo due deleghe aperte in parlamento, sistema di valutazione e reclutamento. Se saremo rapidi si possono fare miglioramenti per metà marzo”.
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Inoltre, annuncia Fedeli, “con il ministero dei beni culturali organizzeremo una promozione della lettura dei libri extrascolastici, con la federazione della stampa porteremo i giornali nelle classi. La scuola, va detto, non può fare tutto, anche l’università deve farsi carico del problema della lingua scorretta”.
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