Categorie: Politica scolastica

Fedeli parte male: la gaffe sulla laurea la costringe a ricucire su due fronti

Valeria Fedeli aveva deciso di arrivare al Miur in punta di piedi: sapeva bene di aver preso la poltrona di Stefania Giannini, l’unico ministro “silurato” dell’ex Governo Renzi.

C’erano già troppi riflettori puntati su di lei. Per questo, aveva deciso di usare il fioretto. Invece, si è ritrovata a difendersi con la spada a due mani.

L’attacco è stato scatenato dal giornalista Mario Adinolfi, che – complici un paio di testate giornalistiche – ha deciso di farla entrare al ministero dell’Istruzione dalla porta principale. Con tutta l’opinione pubblica affacciata alla finestra. E in tanti pure a bisbigliare, indicandola da lontano.

Perché attraverso il social per eccellenza, Facebook, l’ex sindacalista Cgil è tornata a far parlar di sé sui quotidiani. Appena ventiquattrore dopo il giuramento da primo responsabile del Miur. Stavolta, però, non sulle pagine di politica, ma su quelle della cronaca.

Al centro dell’attenzione c’è stato quell’aver scritto con leggerezza (molto probabilmente nemmeno lei) sul suo curriculum on line la dicitura “diploma di laurea”, anziché “diploma per assistenti sociali”. Visto che questo era l’unico titolo di studio conseguibile all’istituto Unsas nel periodo in cui lo ha frequentato.

Ecco perché la tipologia di titolo è stata corretta a stretto giro di posta. Così, la laurea è regredita a diploma. La modifica, hanno spiegato dall’entourage del ministro, è stata fatta “per togliere ogni ambiguità” e per “evitare confusioni”.

 

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Solo che, aggiungiamo noi, l’ambiguità e l’incertezza è stata generata non tanto di chi ha appreso la notizia con stupore, ma da chi ha scritto l’inesattezza. Un errore che nell’era dell’on line e dei social può essere fatale.

Quindi, se su Facebook si sono creati dei gruppi chiamati “Festa di laurea di Valeria Fedeli”, con tanto di eventi goliardici programmati per i prossimi giorni, il motivo è da ricondurre all’utilizzo “disinvolto” dei mass media moderni. Ma anche a chi fa comunicazione come se fossimo nell’era pre-internet.

Nel 2016, a vent’anni esatti dall’accesso aperto a tutti della madre di tutte le reti, dopo l’esordio limitato al campo militare, chi tutela l’immagine di un parlamentare (promosso ora anche a ministro) dovrebbe sapere bene che certe leggerezze con l’on line non si possono commettere. E chi le commette, rischia di pagarle a caro prezzo.

Ora, Fedeli avrò un doppio compito: ricucire con i sindacati (dopo lo strappo venutosi a creare con il Governo Renzi) e fare altrettanto con l’opinione pubblica. Qualcuno, ironicamente, sui social ha già scritto che per lei non sarà un problema, visto che proviene da una lunga militanza nel tessile.

Scherzi a parte, la neo-titolare del Miur farebbe bene, per un po’ di giorni, a far calare l’attenzione sulla sua figura. A costo, stavolta, di entrare davvero al Ministero dal portone secondario e laterale. Se davvero Fedeli è una sindacalista “pragmatica”, lo dimostri ora.

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Alessandro Giuliani

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