Il trasferimento di funzioni amministrative e risorse finanziarie in materia scolastica dallo Stato alle Regioni sembra ormai cosa fatta.
Nei giorni scorsi la Conferenza delle Regioni ha approvato il testo di una bozza di accordo che sarà sottoposta quanto prima all’esame della Conferenza unificata.
L’accordo riguarda cinque capitoli che affrontano in modo analitico le questioni essenziali del rapporto fra Stato e Regioni.
Innanzitutto si individuano le competenze normative delle Stato e quelle delle Regioni in modo da evitare, per il futuro, il contenzioso che si è sviluppato negli ultimi anni. L’accordo prevede la riscrittura del Testo Unico delle norme generali sull’istruzione che individueranno anche i livelli essenziali delle prestazioni da garantire sull’intero territorio nazionale. Dovrebbero essere anche chiariti e definiti i livelli di responsabilità e le competenze in materia di spesa e dell’amministrazione centrale e degli enti locali (Tarsu, mensa scolastica, manutenzione degli edifici scolastici, funzionamento degli uffici e così via)
In tempi da concordare passeranno alle Regioni tutti i dipendenti e le risorse degli uffici scolastici regionali e provinciali.
Una terza voce riguarda il riparto, fra le Regioni, delle dotazioni organiche relative al personale scolastico: i criteri dovranno essere approvati entro il prossimo 30 ottobre mentre è ormai fuori discussione il trasferimento alle Regioni dei beni e delle risorse umane, strumentali, finanziarie della scuola.
Per parte loro, i sindacati sono già in fibrillazione perché si sta parlando anche di modifiche normative per adeguare lo stato giuridico e il rapporto di lavoro del personale della scuola.
Infine si prevede anche la realizzazione di un sistema unitario di raccolta dati (compresi quelli sull’edilizia scolastica e quelli sull’anagrafe degli studenti) e si torna a parlare di sperimentazione di nuovi modelli gestionali-organizzativi nonché di ”forme avanzate di autonomia delle istituzioni scolastiche”.
Le sperimentazioni potranno riguardare nuovi modelli organizzativi (“anche valorizzando le reti di scuole”) oltre che modelli per il reclutamento del personale. L’ipotesi lombarda contro la quale il Governo ha già presentato ricorso alla Consulta potrebbe così trovare una sua legittimità all’interno di un accordo di più vasta portata.
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