Le recenti vicende drammatiche della ragazzina di Palermo in cerca di guinness, la difficoltà di garantire alle nuove generazioni il diritto all’istruzione per disfunzioni organizzative tra decisori politici, la decisione del Presidente del Consiglio di affidare alla coppia influencer Ferragni-Fedez il ruolo di indicare ai giovani la necessità assumere un comportamento corretto con l’uso delle mascherine, impongono una riflessione sul ruolo che la scuola può e deve svolgere nella società della comunicazione, dell’immagine, della conoscenza.
Negli ultimi decenni sono state tantissime le emergenze sociali che hanno coinvolto il nostro Paese e, in ogni occasione, si è ritenuto opportuno coinvolgere la scuola per affrontare piani strategici per tentare di risolverli in modo positivo facendo maturare, attraverso le nuove generazioni, nuove tendenze, abitudini anche per gli adulti. Dalla emergenza bullismo-cyberbullismo all’educazione alimentare, dalla educazione alla salute e al ben-essere alla lotta alla droga e al tabagismo, dall’emergenza ambientale alla droga, la scuola è stata sempre ritenuta, finora, protagonista e capace, insieme alla sua comunità professionale, di intraprendere un percorso adeguato a dare risposte in positivo ed in prospettiva capaci di invertire una rotta. E le nuove generazioni, a cominciare dalle bambine e dai bambini della scuola dell’infanzia, hanno svolto ruoli importanti all’interno delle loro famiglie su quali comportamenti assumere nelle varie emergenze affrontate. Si è quindi lavorato da parte della scuola con passione, competenza e con progettualità adeguate a diffondere non solo messaggi cui obbedire senza rendersene conto, ma segnali convinti e decisi per intraprendere un’alternativa a situazioni difficili e compromettenti per il ben-essere della nostra società.
Per la prima volta, con la vicenda covid, la scuola viene estromessa dal ruolo educativo, formativo, che ha sempre svolto, per essere sostituita da personaggi che sono riusciti, sì ad imporsi mediaticamente attraverso i social ed i tantissimi like nella logica da “grande fratello”, ma con una comunicazione con overdose di insignificanza formativa.
La scuola italiana non può trascurare questi segnali e non riflettere sul suo ruolo e il suo futuro in questa nostra Italia travolta dalla pandemia. La vicenda covid, soprattutto nel nostro Paese, ha lanciato messaggi diversi e pericolosi rispetto agli altri Paesi europei, che, anche in situazioni peggiori e con lockdown generalizzati hanno voluto tenere le scuole aperte e funzionanti. In Italia la scuola esce moralmente sconfitta in quanto è stata la prima a chiudere e l’ultima e riprendere le attività procrastinando la chiusura sino ai giorni nostri. Eppure non sono mancati gli sforzi, soprattutto da parte della Ministra dell’Istruzione, di tenere le scuole aperte e funzionanti. E tutta la comunità scolastica, dirigenti e docenti, hanno dato il massimo del loro impegno per far diventare la scuola “la linea del Piave” per dare una risposta in positivo all’emergenza pandemica dopo la “caporetto” della primavera scorsa. Misure sanitarie, logistiche, di modifica degli ambienti e spazi didattici sono diventati obiettivi che hanno visto protagonisti dirigenti scolastici, docenti e sindaci pronti a scommettere per una ripresa a settembre scorso delle attività didattiche in modo duraturo e capace di dare risposte in positivo, di resilienza all’intera società.
All’impegno notevole del Ministero dell’Istruzione e della scuola militante non c’è stato un adeguato riscontro da parte di quanti (Ministero dei Trasporti e Regioni) avrebbero dovuto creare le condizioni logistiche adeguate a far arrivare gli studenti a scuola senza pericolo di contagio. Aver autorizzato le società dei trasporti a riempire i loro pullman sino all’80 % della loro capienza e non aver obbligato le aziende dei trasporti a munirsi di una semplice app con cui prenotare il proprio posto a sedere ed evitare gli affollamenti in pullman era la dimostrazione di un agire politico approssimativo, superficiale e di facciata votato a soluzioni fallimentari ed il tentativo di provare un riscatto sociale e culturale alla pandemia attraverso la scuola è miseramente fallito, soprattutto per colpa di governatori che per nascondere le loro colpe hanno ritenuto opportuno sacrificare le nuove generazioni ad una didattica a distanza o a domanda che mostra molte lacune e difficoltà gestionali con scarsi risvolti formativi.
La scelta, inoltre, della coppia Fedez-Ferragni quali influencer educativi a discapito della scuola sta a dimostrare come, nella nostra società, dall’essere “credenti” per seguire una fede, una ideologia, siamo passati all’essere “creduloni”, pronti ad affidarci a personaggi famosi per un uso massiccio e strategico dei media, ma vuoti di valori e di contenuti. E questa nuova dimensione umana di “creduloni” sta portando al successo nuovi social come il famoso TikTok che è rivolto e sta coinvolgendo le adolescenti e gli adolescenti d’Italia e del mondo.
TikTok sta dimostrando come contenuti brevi e inconcludenti di una insignificanza cognitiva estrema possano modificare la nostra esistenza creando una dipendenza esasperata alla ricerca dei like che dimostrino la nostra appariscente esistenza. Al di là della vendita da parte di TikTok delle nostre identità digitali alle multinazionali, che è la vera finalità della sua esistenza, mi preoccupa il vuoto culturale che può creare tra le nuove generazioni, che invece avrebbero bisogno di potenziare il loro spirito critico e creativo messo duramente alla prova da questo bombardamento massmediologico e dal rischio di far perdere alla scuola il ruolo educativo e formativo che ha sempre svolto. Alla pandemia da covid potrebbe seguire la pandemia del vuoto culturale, della ricerca disperata di like, del vuoto esistenziale a cui solo la scuola intesa come “comunità” può reagire e riprendendo le redini della formazione creare e costruire la nostra “Vittorio Veneto” della cultura.
Accanto alla giusta decisione del Garante della Privacy per un maggiore controllo delle identità degli iscritti ai social è necessario che famiglie e scuola riprendano il precipuo ruolo genitoriale ed educativo affinché si realizzi quanto scritto dalle compagne di classe di Antonella “Ti abbiamo accompagnata per mano, ti porteremo nel cuore”
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