Il cantante e imprenditore Fedez è intervenuto ieri, 12 maggio, all’interno del Salone del Libro a Torino, ospite dell’Ordine degli Psicologi, per parlare di salute mentale, tema che gli sta a cuore per motivi personali. Ecco cosa ha detto, come riporta Vanity Fair.
Per Fedez la salute mentale va posta “sullo stesso piano di quella fisica”. Il rapper ha denunciato la chiusura dei luoghi di aggregazione dei giovani: “Aprire le porte a un luogo in cui possano confrontarsi realmente sarebbe invece preziosissimo, in questo momento”. E ha ricordato di avere vissuto “stati depressivi che ti annullano come individuo, e che uccidono la creatività. Quando non ti senti bene con te stesso, non riesci a tirare fuori nulla di buono”.
“Di sicuro, dopo il Covid è venuta meno la parte reale e per questo penso che in questo momento sia fondamentale permettere ai ragazzi di confrontarsi in luoghi reali quali sono i centri sociali, al di la della loro appartenenza politica”, ha aggiunto, come riporta Fanpage.
Lo scorso 27 febbraio il cantante ha parlato 350 studenti di scuole superiori al Circolo dei lettori di Torino di salute mentale e psicofarmaci.
“Non sono qui a parlare da esperto, ma palesare le proprie esperienze può essere utile, la salute mentale non è considerata in questo Paese invece deva andare di pari passo con quella fisica. Eppure sarà il tema dei prossimi 10 anni soprattutto per voi: il problema è che politica e media non ne parlano perché non porta voti e porta soldi” ha detto il 34enne, come riporta La Repubblica.
Ecco cosa ha aggiunto il cantante, come riporta lavialibera.it: “È molto difficile comprendere che tutto passa in qualche modo e per questo motivo non è una cosa che si può affrontare da soli. Non credete a chi vi fa i discorsi motivazionali, a chi dice che la depressione non esiste, è solo una condizione mentale, lavora su te stesso, diventa un gladiatore”.
Fedez ha anche affrontato il problema della dipendenza da social: “Ho l’impressione che questa generazione sia servita un po’ come cavia rispetto a tantissimi mezzi, strumenti, media e piattaforme che abbiamo utilizzato senza conoscerne le conseguenze. Andrebbero studiati i social network e le ripercussioni psicologiche, psichiatriche, sociali e culturali”. L’influencer non ritiene sia una colpa degli adolescenti se stanno incollati al telefonino. “Non è colpa loro se nessuno offre un’alternativa”.
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