Gino Cecchettin non ha dubbi: una ragazza ricattata da un coetaneo non deve subire in silenzio, ma denunciare, anche rivolgendosi a un’autorità o a un proprio insegnante. Commentando i due femminicidi ravvicinati di Sara Campanella e Ilaria Sula, il padre di Giulia, anche lei rimasta senza vita per mano del suo ex fidanzato, ha detto al Corriere della sera che “ogni ricatto non è segno d’amore, mai, è una forma forte di violenza, perché genera nell’altra persona un senso di colpa che intrappola. Davanti a un ricatto rivolgetevi a un’autorità, a un docente, alle forze dell’ordine”.
Secondo Gino Cecchettin, anche gli ultimi terribili casi di femminicidio, accaduti a Messina e Roma, “non sono casi isolati: si tratta di un male ben radicato nella nostra società che ancora crede nel possesso e crede che l’amore sia ‘tu sei mia e se non sei mia non puoi essere di nessun altro’“.
Anche per Cecchettin l’educazione affettiva nelle scuole potrebbe essere molto utile: “Io ci credo, tanto è vero che con la nostra Fondazione stiamo cercando di portare avanti un progetto su questo. Si inizia in famiglia, però poi tocca anche alla scuola. Si deve introdurre questa ora di educazione alle relazioni che vuol dire educazione all’affettività, all’ascolto, all’empatia, anche a che cos’è la violenza di genere e come difendersi”.
Parlando del sesso maschile, Cecchettin ha detto che gli uomini dovrebbero farsi “tutti un po’ di autoanalisi in più. Chiederci quando nella nostra vita abbiamo avuto comportamenti misogini e sessisti. Persino mia figlia Elena ammette che a volte ha avuto la sensazione di essere stata sessista nei confronti di altre donne. Quindi il maschio può farsi un esame di coscienza, sincero, e provare a cambiare partendo dai suoi piccoli gesti quotidiani”.
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