L’ultimo terribile episodio di femminicidio sollecita in me docente alcune riflessioni sul ruolo della scuola, a cui tutti i commentatori si rivolgono per prevenire questi efferati fatti. Non c’e’ dubbio che la scuola, quale agenzia educativa, debba provvedere alla formazione dai giovani, ma sicuramente non nelle modalità che propongono i politici. Non rimarco in questa sede il ruolo della famiglia, che è la prima agenzia educativa e che non di accorge di avere in casa dei figli che vivono forti disagi esistenziali.
Torniamo alla scuola e riflettiamo sul fallimento dell’insegnamento dell’Educazione Civica, per cui è previsto un voto, assegnato sulla base di prove di verifica, che, in quanto tali, non riescono a valutare i reali comportamenti dei giovani, agiti soprattutto fuori dalle aule scolastiche. L’educazione civica si insegna con l’esempio, con letture, con il lavoro quotidiano dei docenti, che, attraverso le discipline che insegnano, sollecitano riflessioni e discussioni. Cio’ che manca oggi è ciò che Daniel Goleman ha definito “intelligenza emotiva”, cioè la consapevolezza delle proprie emozioni, la capacità di “gestirle” e soprattutto la capacità di comprendere e gestire le emozioni altrui, l’ empatia.
L’intelligenza emotiva può essere educata e sviluppata e non è mai troppo tardi per farlo. Tutti i docenti dovrebbero essere preparati a farlo, perchè è vero che non siamo psicologi, ma qui si tratta del minimo indispensabile per lavorare con i giovani, se si vuole che si appassionino, studino, acquisiscano la capacità di scegliere il proprio percorso di vita. Non una nuova materia, ma corsi di formazione per i docenti e i genitori.
E noi insegnanti dobbiamo avere il coraggio di dichiarare a piene voci l’inutilità delle ore di Educazione civica o PCTO così come sono fatte, soprattutto nei licei. Un’ultima riflessione riguarda il fatto che i giovani di oggi sono completamente diversi da quelli di soli pochi anni fa. Sono degli “alieni” e penso che non ci stia capendo niente nessuno. Noi adulti non siamo preparati ad affrontare un cambiamento epocale. Dobbiamo studiare, osservare e soprattutto “amare”.
Maria Adelaide Filograsso
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