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Femminicidi, Schlein (Pd): “Educazione all’affettività e alle differenze obbligatoria in tutti i cicli scolastici”

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Ennesimo femminicidio: una studentessa di 22 anni, Ilaria Sula, è stata trovata morta in una valigia. La giovane era scomparsa dal 25 marzo, come riporta Il Corriere della Sera. Secondo i primi accertamenti aveva avuto di recente una relazione con un cittadino filippino, che è stato identificato, portato in questura e poi fermato con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. 

La notizia è di oggi, due giorni dopo l’efferato femminicidio di un’altra ragazza, Sara Campanella. “Siamo sconvolti di fronte all’ennesimo, efferato femminicidio, quello di Sara Campanella, 22 anni, uccisa in strada da un collega di corso. Vogliamo esprimere la massima vicinanza in questo dolore ai suoi familiari e agli amici. Le istituzioni facciano di più contro la violenza di genere”. Così la segretaria del Pd, Elly Schlein ieri, come riporta Ansa.

“Non c’è nessun arretramento nella cultura del possesso maschile – aggiunge – perché questo è il tema: abbiamo anche norme importanti che vanno ulteriormente rinforzate ma dobbiamo sconfiggere soprattutto una cultura. Non basta la repressione senza la prevenzione. E c’è bisogno quindi di educazione e di formazione specifica, di rendere obbligatoria l’educazione all’affettività e alle differenze in tutti i cicli scolastici, per sradicare prima che sia tardi quell’idea patriarcale e criminale di un diritto al possesso sul corpo e la vita delle donne, che non esiste”. 

M5s concorda

Anche i Cinquestelle tornano a chiedere un’educazione affettiva già dalla scuola. “Tra le ricostruzioni fatte in queste ore sul tragico femminicidio di Sara Campanella saltano all’occhio i vari ‘Aveva paura’, ‘un fulmine a ciel sereno’, ‘attenzioni morbose’. Tutti dettagli di un unico tragico quadro in cui a fallire è una società ancora sgretolata dalla cultura patriarcale. Finché non si farà nulla per gettare le basi di una educazione affettiva e sessuale, a partire già dai primi banchi di scuola, non potremo pensare di fermare una scia di violenza che invece deve finire. Facciamo in modo che Sara sia l’ultima! Le donne devono sentirsi libere di dire no o basta, ma gli uomini devono sapere quando i loro atteggiamenti diventano morbosi o tossici. Quello deve essere il traguardo. Tutta la nostra vicinanza va alla famiglia di Sara, alla quale ci stringiamo con sentito dolore”, dichiarano in una nota le parlamentari del Movimento 5Stelle nella Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere Stefania Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino e Daniela Morfino.

Gino Cecchettin: “Dovreste imparare a vivere i no”

Lo scorso martedì 25 febbraio, dalle ore 11.00 alle ore 12.00, si è tenuta la quinta lezione di Educazione Civica in diretta organizzata dalla Tecnica della Scuola. Lezione dedicata proprio al tema della violenza di genere che si manifesta – come le cronache evidenziano – sempre più spesso anche tra le aule e nelle scuole.

Presente alla diretta Gino Cecchettin, presidente della Fondazione Giulia Cecchettin, che porta il nome di sua figlia, la 22enne uccisa per mano del proprio fidanzato nel novembre 2023. La Fondazione, come abbiamo avuto modo di scrivere, ha l’obiettivo di combattere la violenza di genereanche e soprattutto partendo dalla scuola.

Assieme a lui è stata presente in studio la sociologa Graziella Priulla, grande esperta delle tematiche connesse alla violenza di genere e che nella sua carriera di docente universitaria a Catania ha approfondito con ricerche e saggi proprio il tema della differenza di genere unito e del ruolo del linguaggio nella violenza e nel sessismo.

Ecco le parole di Gino Cecchettin ai nostri microfoni: “Da questa vicenda ho imparato che il tempo è prezioso, perché diamo tutto per scontato e viviamo con il pilota automatico. Un’altra lezione che ho imparato è focalizzarci sulle cose importanti. Sono riuscito a conservare la razionalità per far fronte a questa situazione. Sapevo che la rabbia e la vendetta mi avrebbero fatto del male e non mi avrebbero reso forte per i miei figli. Sapevo che la rabbia non mi avrebbe fatto andare avanti. Mi è venuta in soccorso Giulia, mi sono concentrato su una sua foto e mi è venuto un sorriso. Ho capito subito dov’era la strategia: cercare di focalizzarmi su qualcosa di bello, ho capito che l’amore è la soluzione a tutto, ho visto affievolirsi gli altri sentimenti, come il rancore, per evitare che un altro padre possa vivere il dolore che ho vissuto io”.

Ecco le risposte di Cecchettin agli studenti: “Non possiamo recriminare cosa è stato o non è stato fatto in passato. La vera domanda è cosa possiamo fare oggi. Unitevi a noi, alle associazioni contro la violenza di genere, e chiedetevi cosa potete fare, fare dibattiti, convincete un compagno di classe che parla di proprietà nei confronti di chi dovrebbe amare, per combattere gli stereotipi che ancora oggi esistono, tutte quelle espressioni che screditano la donna. Come Fondazione abbiamo creato un comitato giovanile”.

“Da genitore dico che c’è bisogno di più dialogo tra genitori e figli. Quando non c’è dovreste essere voi studenti a chiederlo. Non c’è tempo, non c’è coscienza. Da genitore posso consigliare di non dare tutto per scontato. Dovreste imparare a vivere dei no. Se non sono i vostri genitori a farlo perché spianano la strada a tutto provate voi a cercare una sfida e uscire dalla confort zone per capire che la vita non è solo una discesa. Parlate, parlate di più e cercate il dialogo”.

“Una lezione che ho imparato da mia figlia Elena è che la cultura patriarcale fa continuare le violenze, si basa su comportamenti che giustificano le violenze. Esistono ancora stereotipi di genere, che vedono l’uomo aggressivo e dominante mentre la donna deve dedicarsi a percorsi di studio, ad esempio, dedicati alla cura. Questo fa sì che la violenza continui”.

“Giulia ha cercato le sue doti e i suoi valori e ha sempre fatto vedere quello che è, senza maschera. Questo è il modo con cui si dovrebbe vivere. Siate voi stessi come lo era Giulia e prima o poi troverete qualcuno che vi apprezzerà per quello che siete”.

“La Fondazione si ispira al modello di vita di Giulia, cercando di trarre una lezione per noi. Abbiamo voluto creare valore come faceva lei, ci siamo dedicati all’istruzione, alla formazione, cercando di creare un nuovo modello di società in cui vivere cercando di sovrapporre il valore dell’altruismo e dell’impegno sociale, cercando di fare cultura. Abbiamo creato un comitato scientifico che sta per creare una proposta valoriale che porteremo nelle scuole d’Italia, anche grazie al Protocollo che abbiamo firmato del Ministero dell’Istruzione e del Merito, per formare i formatori, i docenti e gli studenti stessi. Poi aiuteremo altre associazioni e cercheremo di aiutare le alunne che vogliono iscriversi a corsi di laurea Stem. Anche negli insegnanti ci sono, radicati, dei retaggi per cui le donne devono fare facoltà umanistiche, atte ad aiutare il prossimo. Le attitudini dello studente sono prioritarie, non deve esserci un percorso stabilito”.

“Non tollerate forme di restrizione della libertà. Chiedetevi qual è la vostra idea di amore e partite da questo. Io non ho cercato giustizia, ho fiducia nelle istituzioni. Preferisco creare valore, cerchiamo di modificare quello che non va piuttosto che arrivare troppo tardi. Cerchiamo di migliorare il mondo piuttosto che renderlo più pesante”.

Redazione

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