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Femminicidio Sara Campanella, l’ex prof: “Non sono riuscito a dormire”, nelle scuole del suo paese si è parlato della tragedia

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April 05, 2025

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La comunità della cittadina in cui è nata si sta stringendo attorno alla famiglia di Sara Campanella, la studentessa universitaria di 22 anni uccisa barbaramente per strada, a Messina, con una coltellata alla gola, da un ragazzo che la importunava da tempo, di 27 anni.

La giovane era originaria della provincia di Palermo. A parlare è il suo ex docente di filosofia del liceo ai microfoni de La Repubblica, con la voce spezzata dal pianto. Ha raccontato di una classe coesa e di Sara, sempre col massimo dei voti, che si distingueva da tutti gli altri.

“Non potevamo tacere”

“Erano appena usciti dalla scuola media, li ho visti diventare grandi. Per tutta la notte non sono riuscito a dormire, vedevo gli occhi sorridenti di Sara che mi dicevano ‘Sa che faccio? Io vado a Messina a studiare’. Non pensavo che la stessimo mandando a morire”, queste le sue parole.

Nel frattempo la scuola in cui lavora la madre di Sara ha sospeso tutte le attività extrascolastiche. “Ne abbiamo parlato a scuola, anche coi bimbi più piccoli. Non potevamo tacere”, ha detto la dirigente scolastica. Nella cittadina di Sara sarà dichiarato il lutto cittadino per i funerali, tutte le scuole saranno chiuse.

“Ho incontrato i rappresentanti di classe in aula magna, li ho autorizzati a chiedere di sospendere le lezioni. Dobbiamo parlare di Sara, perché pensiamo sempre che succeda a qualcun altro. Questa volta è successo a una ragazza che ha frequentato le loro stesse aule, sono tutti molto scossi”, ha detto la dirigente della scuola in cui ha studiato Sara.

Ennesimo femminicidio

Decine di testimoni, come riporta Il Corriere della Sera, l’hanno vista discutere con un coetaneo che le ha poi tagliato la gola con una coltellata: un solo profondo fendente che non le ha dato scampo. Chi la conosceva racconta di una relazione con un giovane che la vittima aveva deciso di interrompere: il suo assassino.

Insomma, lo schema è, purtroppo, molto comune: tornano alla mente i casi di Lorena Quaranta, Giulia Tramontano, Giulia Cecchettin, e altre centinaia di donne ogni anno. In molti credono sia arrivato il momento di un forte cambiamento culturale che passi dalla scuola.

Ecco, ad esempio, le parole della senatrice di Fratelli d’Italia Ella Bucalomembro della commissione cultura e istruzione del Senato e responsabile della scuola di Fratelli d’Italia: “Non si può morire a ventun anni. Non così. Sara Campanella stava uscendo dal Policlinico di Messina dove studiava quando è stata accoltellata. Strappata alla vita mentre cercava di realizzare il suo sogno. È ora di dire basta! È ora di agire per fermare la strage! Oggi l’Italia intera piange una vittima innocente, un’altra morte assurda. Una strage silenziosa che non conosce sosta. Dibattere, interrogarsi oggi non basta più. Bisogna intervenire. E bisogna farlo tempestivamente e alla radice del problema, abituando fin dall’età scolare i nostri ragazzi a gestire le loro emozioni, a fronteggiare il dolore, a trasformare positivamente la frustrazione causata dalla perdita o dal senso di sconfitta. La scuola deve tornare ad essere fucina di coscienze, luogo in cui il ragazzo impara non solo nozioni, ma anche e soprattutto a comprendere e gestire i propri sentimenti. Alla famiglia di Sara la mia personale vicinanza”.

Gino Cecchettin: “Dovreste imparare a vivere i no”

Lo scorso martedì 25 febbraio, dalle ore 11.00 alle ore 12.00, si è tenuta la quinta lezione di Educazione Civica in diretta organizzata dalla Tecnica della Scuola. Lezione dedicata proprio al tema della violenza di genere che si manifesta – come le cronache evidenziano – sempre più spesso anche tra le aule e nelle scuole.

Presente alla diretta Gino Cecchettin, presidente della Fondazione Giulia Cecchettin, che porta il nome di sua figlia, la 22enne uccisa per mano del proprio fidanzato nel novembre 2023. La Fondazione, come abbiamo avuto modo di scrivere, ha l’obiettivo di combattere la violenza di genereanche e soprattutto partendo dalla scuola.

Assieme a lui è stata presente in studio la sociologa Graziella Priulla, grande esperta delle tematiche connesse alla violenza di genere e che nella sua carriera di docente universitaria a Catania ha approfondito con ricerche e saggi proprio il tema della differenza di genere unito e del ruolo del linguaggio nella violenza e nel sessismo.

Ecco le parole di Gino Cecchettin ai nostri microfoni: “Da questa vicenda ho imparato che il tempo è prezioso, perché diamo tutto per scontato e viviamo con il pilota automatico. Un’altra lezione che ho imparato è focalizzarci sulle cose importanti. Sono riuscito a conservare la razionalità per far fronte a questa situazione. Sapevo che la rabbia e la vendetta mi avrebbero fatto del male e non mi avrebbero reso forte per i miei figli. Sapevo che la rabbia non mi avrebbe fatto andare avanti. Mi è venuta in soccorso Giulia, mi sono concentrato su una sua foto e mi è venuto un sorriso. Ho capito subito dov’era la strategia: cercare di focalizzarmi su qualcosa di bello, ho capito che l’amore è la soluzione a tutto, ho visto affievolirsi gli altri sentimenti, come il rancore, per evitare che un altro padre possa vivere il dolore che ho vissuto io”.

Ecco le risposte di Cecchettin agli studenti: “Non possiamo recriminare cosa è stato o non è stato fatto in passato. La vera domanda è cosa possiamo fare oggi. Unitevi a noi, alle associazioni contro la violenza di genere, e chiedetevi cosa potete fare, fare dibattiti, convincete un compagno di classe che parla di proprietà nei confronti di chi dovrebbe amare, per combattere gli stereotipi che ancora oggi esistono, tutte quelle espressioni che screditano la donna. Come Fondazione abbiamo creato un comitato giovanile”.