Ferie ai precari non più monetizzabili, il M5S vuole cancellare la norma
Finisce in Parlamento la spinosa questione delle ferie non godute dei docenti precari della scuola italiana. Il 20 gennaio il M5S ha depositato alla Camera una proposta di legge, a prima firma dell’on. Silvia Chimienti, per porre fine al provvedimento, introdotto con la spending review, che ha introdotto il divieto della monetizzazione delle ferie non fruite dal personale docente a tempo determinato. Secondo i “grillini”, sarebbe una decisione attesa da decine di migliaia di docenti: quelli “che dal 1° gennaio 2013, retroattivamente, si sono visti recapitare in busta paga oltre 1.000 euro in meno l’anno, nel silenzio assordante di tutte le forze politiche.
E la decisione, arrivata con l’ultima legge di stabilità del Governo Monti, di ridurre gli effetti del provvedimento iniziale non è bastata: oggi, infatti, per quantificare le ferie non fruite da pagare ai docenti precari occorre detrarre tutti i giorni in cui l’attività didattica è sospesa. Significa, quindi, detrarre le festività natalizie e pasquali e ai ponti vari, ma anche i primi dieci giorni di settembre, durante i quali tanti insegnanti precari già nominati sono a disposizione ma l’anno scolastico non è ancora iniziato.
“Così facendo, secondo quanto disposto dalla nota del MEF, retroattivamente a partire dal 1 gennaio 2013, – sostiene il M5S – i giorni di ferie monetizzabili rischiano di essere pari a zero, visto che i giorni di sospensione delle lezioni sono addirittura superiori ai giorni di ferie maturati in un contratto-tipo, che va dal 1° settembre al 30 giugno”.
La posizione del partito è nelle parole di Silvia Chimienti: “quello delle ferie non godute è forse il più grande furto perpetrato ai danni dei docenti precari. In Italia, 130 mila persone vengono assunte con contratti a termine e, pur avendo gli stessi identici obblighi dei colleghi di ruolo non si vedono riconosciuti gli stessi diritti perché, ad esempio, non si vedono retribuite le mensilità di luglio e agosto”.
“Ma a questo danno – prosegue il deputato grillino – si è aggiunta una enorme beffa: un docente precario che lavora dal 1° settembre al 30 giugno matura circa 35 giorni di ferie che, se non fruiti e dunque monetizzati, equivarrebbero a 1.100 euro circa. Fino al 2013 questi soldi venivano regolarmente corrisposti al lavoratore in busta paga e costituivano una sorta di risarcimento economico per i periodi di disoccupazione. Con la legge di stabilità però il governo Monti ha cancellato un diritto acquisito e ha sconfessato il contenuto del contratto collettivo dei docenti. Noi del M5S siamo gli unici ad aver presentato una proposta per chiedere il ripristino della situazione precedente alla legge di stabilità e alla spending review. E ora che faranno gli altri partiti?”.