Adesso, finalmente, abbiamo notizia in più sui provvedimenti normativi ai quali il Governo sta pensando per riformare la scuola.
E’ certamente un passo avanti, ma non basta, perchè lo gli strumenti normativi ai quali si farà ricorso non sono affatto ininfluenti rispetto all’esito dell’intero progetto di cambiamento.
Diamo per scontato che sul precariato ci sarà un decreto legge che potrà essere forse perfezionato e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale verso la metà del mese di marzo (in tal caso dovrà essere convertito in legge entro la metà di maggio: e a quel punto sarà tardi, molto tardi, parlare sul serio di organico funzionale).
Ma su tutto il resto (alternanza scuola-lavoro, merito, valutazione, carriera, offerta formativa (inglese, educazione motoria, arte, ecc..) non è ancora chiaro se il Governo intennda presentare un disegno di legge ordinario o una legge delega.
Nel primo caso le nuove regole potrebbero entrare in vigore con il 2016/2017; nel secondo caso i tempi potrebbero persino allungarsi.
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Ci sono poi due piccole osservazioni da fare sulla comunicazione fatta dal premier.
Intanto si nota che fra le materie che dovrebbero essere oggetto di intervento normativo manca il tema dell’informatica (o meglio del “coding”, termine ora assai più gradito allo staff ministeriale).
Ma soprattutto scopriamo che torna in auge l’educazione civica, termine scomparso da tempo immemorabile dai documenti ufficiali.
Difficile pensare ad un cambio di rotta vero e proprio: è molto più probabile che si tratti di “voce dal sen fuggita”; ma forse questo dovrebbe suggerire a Renzi e a Giannini di consultarsi con qualche esperto prima di inviare mail, sms e tweet sui problemi della scuola. Sarebbe un modo semplice semplice per evitare almeno qualche gaffe grossolana.
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