L’Italia vive un Ferragosto caldo, con temperature record. E la scuola non è da meno. Mai era stata sulla graticola come in questi ultimi giorni. La diatriba pubblica deriva dalla messa in atto dell’obbligo del possesso del Green Pass da parte dei dipendenti per prevenire i contagi da Coronavirus. Dopo la firma sofferta sul piano sicurezza, con una parte dei sindacati contrari (Anp, Gilda e Anief hanno detto no), la precisazione del ministro Patrizio Bianchi sulla disponibilità a garantire tamponi gratuiti solo a lavoratori “fragili” ha ulteriormente acceso gli animi, con la Flc-Cgil pronta a dare battaglia. Una spaccatura ulteriore – con basi prima politiche e solo dopo sindacali – che non fa bene a chi sperava in un nuovo anno scolastico finalmente orientato alla normalità.
L’esagerata attenzione sulle vaccinazioni
La domanda da porsi è però soprattutto una: ammesso che tutti i docenti e Ata si vaccinino e presentino il loro Green Pass al ds ad inizio scuola, il problema della sicurezza sarebbe risolto? Risposta: sicuramente no.
A parte il fatto che i due terzi dei 10 milioni presenti a scuola arriverà comunque al primo giorno di lezione senza nemmeno avere ricevuto una dose di vaccino, è un dato di fatto che si stanno spendendo energie, incontri e confronti senza cogliere il problema vero: in Italia i docenti fanno lezione in aula ad un numero di alunni che continua ad essere troppo alto.
Classi troppo numerose
A fronte di oltre 350 mila classi, abbiamo ancora più di 20 mila classi pollaio (con oltre 28-30 alunni) e non meno di 100 mila classi composte da 24-25 alunni.
Il punto è proprio questo: questi giovani riprenderanno la scuola nelle loro classi da 40 metri quadrati, senza quindi rispettare i parametri del distanziamento imposti dal Cts.
E i presidi – sentiti i Consigli d’Istituto – per evitare guai si adegueranno, imponendo la mascherina, ore di lezioni ridotte, orari scaglionati (piuttosto, che fine hanno fatto gli accordi con i prefetti per introdurre trasporti aggiuntivi nelle metropoli?). E alle superiori facendo scattare la DaD o forme varie di lezione di didattica in presenza alternata.
Lo stesso protocollo sulla sicurezza, figlio dei pareri del Cts, parla di almeno un metro di distanza tra gli alunni e due due metri dai docenti: e siccome la matematica non è un’opinione, il rispetto di tale soglia implica l’impossibilità pratica nel tenere una trentina di individui in aule medio-piccole.
Spazi immutati, torna la DaD
Tanto che alcuni dirigenti scolastici, anticipando lo stesso piano sulla sicurezza, hanno già deliberato la ripartenza con la didattica a distanza. Magari riservata ad una percentuale ridotta di alunni, il 20-30%, ma tanto è. E questo è un dato di fatto più che indicativo di cosa ci aspetta.
Del resto, nello stesso protocollo sulla sicurezza sottoscritto nella notte tra il 13 e il 14 agosto non si va oltre una genericissima frase che la dice lunga sulla volontà effettiva di allargare gli spazi nei 40 mila e oltre plessi scolastici italiani.
Il debole impegno del Ministero
Nell’accordo si prevede l’impegno del Ministero nell’attivare “un piano sperimentale di intervento sulle istituzioni scolastiche che presentino classi particolarmente numerose mediante lo stanziamento di apposite risorse che consentano di porre in essere azioni mirate e specifiche (più docenti, più ATA, attenzione agli aspetti logistici e all’ampliamento dell’offerta formativa,…) anche al fine di favorire il distanziamento interpersonale e in vista dell’intervento più organico, già programmato, che viene realizzato con le risorse del PNRR”.
Di fatto, per le estensioni delle aule bisogna attendere i soldi Ue del post Covid. Risultato finale: anche nell’anno scolastico 2021/22 ci si dovrà arrangiare come è stato fatto nei due precedenti.
Per favorire l’areazione… aprite le finestre
Nel frattempo, i sistemi di areazione hanno trovato spazio solo in qualche scuola. Pur su questo punto, dall’accordo Ministero-Sindacati è tutto dire che il paragrafo sulle disposizioni relative all’areazione degli spazi si concluda con la raccomandazione di prevedere “un continuo ingresso di aria esterna outdoor all’interno degli ambienti e delle aule scolastiche”. Come dire: in mancanza di condizionatori d’aria, anche quest’anno bisognerà tenere sempre aperte le finestre. Pure in inverno.
Siamo nel bel mezzo dell’estate, ma le cose, purtroppo, stanno così. Anche se tutti i docenti, gli amministrativi e i collaboratori scolastici si vaccineranno contro il Covid.
La Tecnica della Scuola fa a tutti i lettori i più sentiti Auguri di Buon Ferragosto 2021.