Il 1 Maggio si celebra, come in molti Paesi del mondo, la Festa dei lavoratori ma in realtà l’Italia non ha nulla da festeggiare!
Il sistema di reclutamento presenta criticità che hanno creato, negli ultimi anni, una vera e propria “crisi occupazionale” senza precedenti.
L’abuso di contratti a termine – in particolare nel settore educativo – è diventato un “must” a cui non si riesce a rinunciare, proprio a causa di un mercato molto redditizio attorno al mondo della scuola.
Il modus operandi tutto italiano contrasta con le politiche europee in materia di occupazione e pari opportunità, che mirano a migliorare le condizioni di vita e lavoro in Europa, come si evince dall’ultimo rapporto Eurydice (https://eurydice.indire.it/pubblicazioni/insegnanti-in-europa-carriera-sviluppo-professionale-e-benessere-2/).
Le decisioni (UE) 2020/1512 e 2021/1868 del Consiglio – relative agli orientamenti del 2021 – forniscono chiare indicazioni agli Stati membri per elaborare politiche nazionali a favore dell’occupazione, in particolare di forza lavoro formata e qualificata.
In Italia anziché mirare al sostegno attivo all’occupazione si alimenta il fenomeno dell’esclusione sociale, che porta inevitabilmente all’isolamento, alla povertà e ad un atteggiamento di “silenziosa rassegnazione”.
Lo Stato dovrebbe cooperare con le parti sociali per creare condizioni di lavoro eque, dignitose e attivare un dialogo sociale per la progettazione e realizzazione delle riforme occupazionali e sociali.
Tuttora in Italia si registra una percentuale troppo alta di docenti tra i 35 e 49 anni che lavora con contratti temporanei (di pochi giorni, settimane o al massimo di un anno) e percepisce stipendi insoddisfacenti.
Come mai, alla luce delle indicazioni dell’UE, si continua a squalificare il mestiere dell’insegnante e a tenere i professionisti in una condizione disumana di precariato?
Bisognerebbe dare il giusto valore al merito e puntare all’inclusione lavorativa dei docenti competenti, che hanno pure superato le prove dei concorsi ordinari del 2020 (D.D. n. 498-499 e STEM). Tale traguardo può essere raggiunto solo abrogando l’attuale vincolo biennale delle Graduatorie di Merito.
Ad oggi, gli Idonei 2020 bocciano le modalità di reclutamento del personale, definendole “disfunzionali e fuori da ogni logica meritocratica”.
È notizia risaputa che le scuole soffrano di una significativa carenza di personale poiché le procedure di accesso alla professione docente sono lente ed estremamente macchinose.
E qui il paradosso è dietro l’angolo.
Infatti, nel nostro Bel Paese non basta superare un concorso pubblico (in cui si valutano titoli ed esami) per essere assunti a tempo indeterminato all’interno della scuola.
Spesso le procedure bandite per reclutare personale prevedono un numero di posti inferiori rispetto alle reali necessità.
I docenti idonei – ossia i candidati inclusi nelle GM che non rientrano nel numero di posti previsto – che fine fanno?
“Vengono rimandati a sostenere il successivo concorso e a tentare la fortuna al prossimo giro”!
Può sembrare una barzelletta ma è vita reale.
Lavinia D’Agata e Nicoletta Salvato
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