“Nel 2023 ci sono state 120 vittime. Le leggi ci sono e sono necessarie, ma non sono sufficienti occorre una rivoluzione culturale in famiglia, nella scuola e nei luoghi di aggregazione sociale. Anche la disparità salariale è una forma violenza” e sui femminicidi “siamo ad un bollettino di guerra”. Ad affermarlo, nella giornata Giornata internazionale della donna, è stata la ministra delle Riforme Elisabetta Casellati: a Rainews24 dopo aver partecipato alla cerimonia a Colle sull’otto marzo, Casellati si è augurata “che la festa non si celebri più perchè vorrebbe dire che la parità è stata raggiunta e che non sia più vissuta come una novità il fatto che una donna raggiunga i vertici elevati nelle Istituzioni e nella società”.
Quando si parla di stipendi modesti per le donne, non si può non pensare alla scuola, dove circa l’82 per cento di lavoratori appartiene al sesso femminile: perché per chi insegna o svolge il lavoro di At i guadagni a fine mese sono circa 4mila euro al di sotto della media della PA e tra il 20 e il 30 per cento in meno rispetto a quella Ue.
Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Partito democratico, ha invece citato le parole, “purtroppo ancora attuali”, di Nilde Iotti: “I diritti delle donne non sono del tutto acquisiti: vanno difesi e tutelati, ancora e sempre”.
Secondo la dem “non dobbiamo mai smettere di impegnarci per i diritti delle donne”.
Per la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti, comunque, le donne “dal diritto di voto alla parità di accesso al mondo della scuola e del lavoro, le donne hanno percorso un lungo cammino. La partecipazione alla vita politica della nazione è stata una conquista, ottenuta anche e soprattutto attraverso l’istruzione, strumento potente di emancipazione”.
“Da sottosegretario all’Istruzione – ha ancora scritto Frassinetti su X -, sono fiera del nostro impegno volto a garantire che l’istruzione delle ragazze e delle donne sia una priorità. Perché inclusione e parità siano norma e non eccezione”.
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