Oggi è la Festa della Mamma. Su quasi 10 milioni di donne occupate nel nostro Paese, le mamme sono circa 5,4 milioni e, di queste, tre milioni hanno almeno un figlio con meno di 15 anni. Le donne occupate con figli “costituiscono il 54,3%” dell’intera platea, quelle con prole di età inferiore ai 15 anni ne rappresentano, invece, il 30%. Lo si legge in una ricerca della Fondazione studi dei consulenti del lavoro. Lo studio testimonia, poi, che in questi due mesi di sospensioni e lockdown, le donne con figli hanno lavorato più dei papà.
Ci sono tanti casi di mamme insegnanti alle prese con la famiglia e il lavoro. C’è il caso di Agnese, docente di 36 anni, mamma di un bambino di 3 anni, una laurea e un dottorato in biologia, un diploma di conservatorio in violino e un lavoro precario come insegnante di Matematica e scienze alle scuole medie.
Il suo carico di lavoro con la didattica a distanza (Dad) è cresciuto “di circa due ore ogni giorno, dilatandosi anche al sabato e alla domenica, all’inizio si era triplicato”.
“Per realizzare una videolezione per una materia scientifica non puoi parlare e basta – spiega all’agenzia di stampa DIRE – Sulla piattaforma io costruisco dei PowerPoint e spiego il procedimento come se stessi alla lavagna. Poi ci sono la correzione e la restituzione dei compiti, la partecipazione a videoconferenze e corsi. Non c’è più un orario lavorativo, sono sempre collegata anche con WhatsApp o con le email e, dovendo rispettare queste scadenze, spesso devo sacrificare mio figlio, che passa molto pù tempo davanti a tablet e tv, anche se prima ho sempre cercato di evitarlo”.
Per Agnese i problemi sono nati con la fine della fase 1 e l’inizio della fase 2: “Mentre prima mio marito era fuori per lavoro solo la mattina e il pomeriggio si occupava lui di nostro figlio, ora è fuori tutto il giorno e il bambino devo gestirlo da sola. È capitato che dopo un’ora di tv si stancasse e mi chiedesse di giocare con lui mentre facevo lezione in collegamento con la classe. Più di qualche volta ho dovuto farla con lui in braccio”.
Per adesso Agnese e il marito hanno deciso di non usufruire del bonus baby sitter, né di prendere congedi “e anche se so che il contatto con i nonni dovrebbe essere limitato, preferisco gestire la cosa in famiglia – sottolinea – Io non sono tra quelli che vogliono criticare le misure del Governo, anzi, credo che siamo tra gli Stati che hanno agito abbastanza bene”.
Su una cosa, però, Agnese è davvero triste: “Le tante persone che ci accusano di prendere lo stipendio pieno senza fare nulla a casa. Non viene percepito cosa significa cercare di fare al meglio l’insegnante a distanza. Io l’ho fatto come se fosse il mio lavoro fisso – conclude la docente – non ho pensato che sono precaria e mi sono data anima e corpo per garantire la massima continuità con il passato, anche a spese del rapporto con mio figlio”.
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