Nella giornata dedicata alla donna, la nostra società mette in campo tutte le sue forze vive e si mobilita per dare a questo significativo appuntamento annuale l’importanza che merita.
C’è da augurarsi che le molteplici iniziative per cercare di comprendere le tante note acute e dolci di questo bello e misterioso mondo, possano acquistare un significato speciale e fornire qualche soluzione alle innumerevoli difficoltà, soprusi e, spesso, violenze, che caratterizzano l’universo femminile.
Si tratta di tracciare un itinerario di riflessione e formare una nuova coscienza, capace di assicurare alle donne il diritto ad una vita personale libera.
Occorre, a livello educativo, una nuova alfabetizzazione culturale, che trascenda le vecchie logiche di possesso e si apra verso logiche di rinnovo delle coscienze.
In pratica, l’otto marzo va visto e vissuto come “l’unità base della società, come un tempo di riscatto e di definizione di un nuovo periodo esistenziale, investito da un modo di vita avvalorante.
Solo la conoscenza di alcuni complessi meccanismi connessi alle dinamiche emotive, affettive e relazionali, potrà consentire di prevenire alcune ostilità legate alla difficoltosa accettazione di colei che è al di sopra delle angosce della vita, colma il senso d’incompiutezza del proprio sé ed è l’immagine vera e autentica del mondo.
Sicuramente, in questo particolare periodo storico-sociale, è difficile dare risposte esaustive e, in molti casi, la vita di alcune donne non è affatto facile.
Emerge, quindi, la necessità che scuola e società intervengano per offrire strumenti incisivi ed efficaci perché la donna possa avere la forza di gestire con successo situazioni difficili che provocano tristezza, dolore, sofferenza e solitudine.
In questi casi, la comprensione, la comunicazione, il dialogo, sono strumenti efficaci per allontanare le ombre e i fantasmi che turbano e inquietano. Nessuna donna deve sentirsi sola e in ogni momento bello o triste che sia, non deve mai smettere di sperare e di avere fiducia nell’aiuto dell’altro.
Per questo, tutte le istituzioni intenzionalmente educative devono rappresentare un punto di riferimento per abbattere la barriera invisibile e pericolosa del silenzio e dell’indifferenza.
Ma come si sente realmente una donna abbagliata e ingannata dalle apparenze?
Si sente insignificante e sfortunata, prova a pensare come sarà in futuro pensando che, magari, con il tempo si possano risolvere i problemi e che l’uomo che dice di amarla possa cambiare.
Si sente delusa perché niente è come credeva che fosse, si sente sicura solo nella sua stanza dove può stringere i denti e andare avanti con qualche briciolo di speranza.
La vita di una donna offesa nella sua interiorità e nella sua femminilità può essere paragonata ad un roseto fiorito in una foresta di solitudine, dove le foglie sono speranze, i fiori sogni, le spine i giorni tristi e sofferti della vita.
Solo quando riuscirà ad ottenere questa libertà negata, la donna sarà finalmente felice e soddisfatta di sé stessa.
Nei vari ambiti della vita sociale (scuola, famiglia e istituzioni), bisogna, pertanto, prestare attenzione alle innumerevoli e silenziose richieste di aiuto e, soprattutto, bisogna far sì che le spine, le barriere e i pregiudizi, uno alla volta, possano cadere per far tornare a sorridere la vita e far emergere la straordinaria ricchezza del suo essere.
È, oggi, indispensabile riflettere e intervenire concretamente sulla difficile condizione di tante donne.
Si tratta, via via, di liberarsi da quei tratti narcisistici ed egocentrici, residui infantili rimossi, ma non superati, per iniziare a scrivere pagine belle sull’immagine di chi deve continuare a credere nella bellezza dei propri sogni, navigare in acque tranquille dove si realizzano i desideri più belli, dove è possibile attingere mutuo aiuto, sicurezza emotiva e, soprattutto, dove è possibile realizzare il dolce incontro di felicità possibili.
Nell’universo femminile tutto è così perfetto. Insieme, è possibile realizzare progetti e raggiungere intese comuni. Educhiamo, perciò, i giovani a vedere nella donna un dono, un valore da difendere e non un oggetto da possedere.
Fernando Mazzeo
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