Festeggiare il Natale a scuola piace ai docenti italiani. Circa il 72% dei nostri lettori, su oltre 1000 partecipanti al sondaggio messo in linea dal nostro sito, non ha avuto dubbi a dire che bisogna non solo rispettare le festività legate alla Natività del Salvatore, ma anche le tradizioni, quelle che furono all’orige del cristianesimo. Un risultato atteso del resto, vista la grande religiosità della nostra Nazione e che per certi versi stigmatizza quelle scuole che tenderebbero a rispettare la diversa fede religiosa degli alunni stranieri.
A margine però vogliamo dire che ci pare strano additare come responsabili i soli presidi, visto che decisioni simili, possibili oggetto di contestazioni strumentali, dovrebbero essere prese sentendo preventivamente il collegio dei docenti che finora è sovrano nelle scuole autonome.
Ma tant’è, e nonostante Papa Francesco apra proprio quest’anno il “Giubileo della Misericordia” (che vuole acquistare proprio il significato di momento della virtù teologale della carità che si fonda sulla misericordia di Dio verso l’uomo e di Cristo che fa della misericordia degli uomini verso i propri simili la misura con cui essi possono ottenerla da Dio), le battaglie si sono accese attorno alla grotta del Bambinello, portando con loro il fumo acre del contenzioso politico e della divisione ideologica.
Che ci siano altre minoranze religiose o meno a scuola, il messaggio di Pace e Fratellanza che il Natele dei cristiani porta con sé non si può disconoscere e le tradizioni, quelle che hanno formato per millenni la cultura occidentale, non si possono brutalmente celare, considerate pure le vacanze “religiose” di cui docenti e alunni godono. E a maggior ragione nella scuola pubblica che ha appunto il compito di tramandare (mandare oltre l’oggi) e non far seccare le più antiche radici del nostro essere figli dell’Illuminismo e della separazione dei poteri, compreso quello temporale rispetto al religioso.
Esigua invece la percentuale, appena il 18%, di coloro che consegnano alla scuola la piena decisione della scelta, col probabile invito, rivolto ai tromboni politici, di rispettare la libertà di cui ogni Istituto autonomo gode e di cui è portatore in faccia al mondo, secondo legge.
Quasi a parità di voto, quelli a cui la faccenda non interessa (ma forse, ci permettiamo ipotizzare, interessa anche poco la finalità dell’istruzione), che sono poco più del 4%, e quelli che invece protendono, il 5%, per il rispetto della fede religiosa e della sensibilità culturale degli ospiti stranieri in classe.
Il Giubileo, che poi è il Corno (Jobel) al suono del quale ogni cinquant’anni (ora accorciato a 25) si “rimettevano” i debiti secondo la tradizione ebraica, dovrebbe forse servire a rimettere altre ideologie in discussione, oltre a consentire la vera remissione dei peccati, la riconciliazione, la conversione e la penitenza sacramentale.
E se remissione trae significato dal verbo “rimettere”, che significa appunto rinunciare a quanto è dovuto, l’indulgenza, che il Papa concede in occasione del Giubileo, è invece la remissione della pena temporale per i peccati che davanti alla grotta coi cori angelici possono ben essere perdonati.
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